Autore: Frédéric Pajak
Data di pubbl.: 2021
Casa Editrice: L'Orma editore
Genere: Narrativa
Traduttore: Nicolò Petruzzella
Pagine: 222,
Prezzo: € 28,00
Frédéric Pajak è qualcosa di più di uno scrittore. È un genio eclettico che ha la narrazione nel DNA e la sa illustrare con un’originalità che incontra la poesia autentica.
Solo un genio poteva essere l’autore di Manifesto incerto, un corposo progetto editoriale in più volumi in cui lo scrittore francese scrive e illustra con meravigliosi disegni il mondo affascinante di Parigi attraverso gli scrittori e gli artisti che nella storia hanno subito il suo fascino,
L’Orma editore sta pubblicando questa importante e straordinaria impresa letteraria.
In questi giorni è uscito il secondo volume Manifesto incerto. Sotto il cielo di Parigi con Nadja, André Breton, Walter Benjamin.
Pajak tiene insieme scrittura e disegno e su una metafisica carta ruvida ci seduce con i suoi racconti su Parigi e in modo particolare su Walter Benjamin.
Il grande pensatore tedesco è il Virgilio di questo viaggio esaltante nei labirinti di una Parigi che ha dato molto alla cultura del mondo.
L’autore ci porta a spasso nella Parigi dei surrealisti, sui boulevards, nelle piazze isolate, nei quartieri e nelle stazioni, vestendo il ruolo dello scrittore che subisce il fascino delle rovine, dei muri scalcinati, della ruggine, dell’edera rampicante, delle ortiche, commoventi testimonianze della vanità delle cose.
«Parigi ha stremato di gioia e dolore migliaia di anime», scrive Pajak mentre racconta la breve e struggente storia d’amore (un amore impossibile e quindi surrealista tra Breton e la giovane Nadja).
Parigi che inizia sempre da una stazione come è accaduto con i vagabondaggi di Walter Benjamin. Per lui la città è un incanto di negozi, di insegne luminose e di folla.
Parigi che lui amerà molto e che mai lo comprenderà fino in fondo. Parigi che lo ispirerà per quel monumentale libro che dedicò al suo essere città labirintica. Parigi che Benjamin ha amato, ma Parigi non ha ricambiato.
Lo scrittore che si perde nel fascino della poesia dei passages, il flâneur che capirà prima di tutti il volo dell’angelo della storia sulle macerie del tempo, il suo e il nostro che sarà distrutto dall’avvento prepotente del cemento che ha fatto tabula rasa del passato.
«È il nemico giurato della Storia. La sua pretesa di imperitura durata convoca l’eternità, ossia la fine della Storia. La porzione di sogno che l’Ottocento ha cercato di suggerire al Novecento è stata sommersa dal cemento. E il Novecento sfocia impunito nel nuovo millennio».
Questo è uno dei tanti esercizi di ammirazione che Pajak dedica a Benjamin che vive inquieto e tormentato il suo rapporto con Parigi.
Nel suo Manifesto incerto, dove i disegni sono propedeutici ai testi e viceversa, Pajak rievoca le grandi intelligenze che sono rimaste incantate dal loro soggiorno a Parigi.
Troveremo Franz Kafka che arriva nella capitale francese nel 1911 ed è terrorizzato dal rumore quando prende la metro che lo porta da Montmartre a Grands Boulevards.
C’è anche Frida Kahlo che polemizza con i surrealisti: «un mucchio di pazzi figli di puttana».
Pajak nelle bellissime prose di Manifesto incerto ci racconta l’incontro di Hopper, il grande pittore del vuoto che non amava le persone, con Parigi. Il grande pittore americano ha visto Parigi «alla maniera di un passivo voyeur».
Parigi significa sempre prendere confidenza con l’infinità del mondo. Una città maestosa che Italo Calvino definì un’Enciclopedia e Baudelaire scrisse che La Ville Lumière significa essere fuori di sé eppure sentirsi in sé dovunque.
Nei meravigliosi disegni a china con i suoi suggestivi chiaroscuri nelle parole straordinarie che Fréderic Pajak scrive ci perdiamo in questo coinvolgente inno d’amore a Parigi, città affascinante e labirinto misterioso allo stesso tempo in cui è facile trovare sempre la propria strada, a qualsiasi ora della notte.