La vasca del Führer – Serena Dandini

Titolo: La vasca del Fürher
Data di pubbl.: 2020
Casa Editrice: Giulio Einaudi Editore
Pagine: 248
Prezzo: €17,50

Chi era Elizabeth Lee Miller considerata da molti la donna più bella, spericolata e affascinante della sua epoca? Nata a Poughkeepsie, stato di New York, il 23 aprile del 1907, figlia amatissima di un ingegnere appassionato di fotografia, diventata a vent’anni una delle modelle più richieste di Vogue, allieva e poi amante di Man Ray a Parigi, moglie del ricco egiziano Aziz Eloui Bey, fotografa e inviata di guerra per la rivista Vogue, sposa infine Lord Roland Penrose collezionista d’arte e mecenate, abbandona la fotografia per trasformarsi in una cuoca provetta e pluripremiata e conclude la sua vita travolgente uccisa da un cancro incurabile nella sua casa di campagna a Farley Farm, in Inghilterra, viene cremata e le sue ceneri sparse nel giardino.

Ma queste poche righe non bastano a narrare una vita straordinaria e fuori dagli schemi, la vita di una donna determinata a raggiungere i propri obiettivi, qualunque essi fossero e per quanto mutevoli nel tempo diventassero, senza mai tirarsi indietro, a costo di rimetterci la pelle.

Serena Dandini ce la racconta con un garbo e una profondità rare e meticolose; con quella che potremmo definire invidia e ammirazione per una donna libera nel corpo e nell’anima, mai succube di mode o tendenze, mai desiderosa di ingraziarsi gli altri, mai schiava di sensi di colpa o rimorsi per gli uomini amati e spesso abbandonati.

E lo fa partendo da un’immagine: Lee Miller, come tutti la chiamavano, immortalata dal collega David Scherman immersa nella vasca da bagno dell’appartamento di Hitler in Prinzregentenplatz a Monaco di Baviera. 

La seconda guerra mondiale sta finendo. Gli alleati da una parte e i russi dall’altra hanno invaso la Germania. Hitler si è appena suicidato insieme a Eva Braun nel bunker dove si era rintanato insieme al suo stato maggiore. I campi di concentramento sono stati scoperti e aperti mostrando una realtà inimmaginabile per crudeltà e orrore. È da lì che Lee Miller sta arrivando, stremata dalla fatica e dalla pena per quanto ha dovuto vedere e fotografare come inviata di guerra.

“Le mattonelle del bagno sono lisce e ghiacciate. Tutto è pulito alla perfezione, come in una camera d’albergo pronta a ricevere l’ennesimo cliente. Gli asciugamani rigorosamente bianchi, disposti secondo misura negli appositi sostegni, aspettano un nuovo ospite da accudire. Sono gli stessi che hanno avvolto e protetto il corpo di quell’uomo mostruoso che Lee non riesce nemmeno a nominare. Solo il monogramma «A. H.» sull’argenteria svela l’identità del proprietario.”

Così ha inizio il libro della Dandini e, citando Shakespeare, potremmo dire: così ha inizio il male, quella discesa agli inferi che diventerà l’esistenza di Lee Miller da quel momento in poi, mai più libera dal ricordo di quanto ha visto a Buchenwald e Dachau e che le procurerà una forma di shock post-traumatico impossibile da estirpare. Eppure shock e dolore sono elementi fondanti nella vita di Lee fin da bambina, vittima di abusi da parte di un vicino di casa, che solo l’amore di suo padre Theodore sarà in grado di lenire sebbene non di curare completamente. I primi passi fuori casa, da sola nel vasto mondo li farà a vent’anni a New York andando letteralmente a sbattere contro Mr Condé Nast e diventando una delle più giovani e più pagate modelle della rivista Vogue. A Lee però non basta essere fotografata, la ritiene un’attività redditizia ma passiva. Decide di passare dall’altra parte dell’obbiettivo e di farlo a Parigi sotto la guida di Man Ray di cui diventerà allieva, modella e infine amante. E qui la Dandini cita un grande maestro della fotografia Edward Steichen:

“La fotografia è una forma d’arte che non ha niente da invidiare alla pittura”.

Parigi alla fine degli anni venti è un luogo straordinario dove pittura, letteratura, fotografia, cinema e musica si incontrano e si intersecano. Nominare tutti coloro che Lee ha conosciuto o con i quali è semplicemente entrata in contatto sembra quasi impossibile: Man Ray, ma anche Picasso, Jean Cocteau, Duchamp, Salvator Dalí, Magritte, Aragon. Diventerà una fotografa raffinata, surreale come vogliono i tempi, intuitiva, ricercata.

Nel suo bel libro Serena Dandini segue non solo la vita di Lee Miller, ma avvalendosi di archivi storici e fotografici nonché di una nutrita bibliografia dell’epoca e viaggi di ricerca personali, ci restituisce un ritratto completo e complesso di un’epoca che ha visto aggregarsi, produrre, vivere e morire una generazione di artisti unica e culturalmente ricchissima. 

Ai capitoli che seguono passo passo la vita della Miller si alternano quelli dei suoi ultimi giorni a Farley Farm ormai settantenne e stremata dal tumore che la sta uccidendo. Un romanzo, quello della Dandini, in forma di biografia scritto con un amore, una passione e una profondità psicologica davvero rare da trovare oggi in letteratura.

Francesca Battistella, 18 novembre 2020

 

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