La prigione – Georges Simenon

Titolo: La prigione
Data di pubbl.: 2024
Traduttore: Simona Mambrini
Pagine: 170
Prezzo: € 18,00

Alain Poitaud è un uomo ricco, borioso e arrogante, direttore della rivista Toi, un bevitore incallito. Sua moglie è una giornalista e uccide sua sorella Adrienne.

La prigione, il romanzo di Simenon  pubblicato nel 1968 e che Adelphi ripropone, non è un giallo ma un libro in cui il mistero entra di prepotenza nella storia.

Abbiamo già l’assassino già dalle prime pagine, ma oscuro è il movente.

Simenon sullo sfondo di una Parigi piovosa in questo libro ci porta al centro della prigione dei suoi personaggi.

In questa prigione troviamo Jacqueline (che suo marito chiama micietta) che non fa nulla per depistare la polizia dall’omicidio di sua sorella che ha commesso con lucidità e premeditazione.

Nel labirinto della prigione troviamo ovviamente anche Alain con la sua arroganza, il cognato e tutti gli altri personaggi che ruotano intorno alla storia.

Ma il perno della storia è Alain con la sua discesa agli inferi che si trova coinvolto direttamente nell’omicidio che la moglie ha commesso.

La prigione prima di tutto è la storia della discesa agli inferi del suo protagonista: Alain con il suo egoismo e con la sua arroganza di fronte alla colpevolezza dichiarata di sua moglie mostra tutto il suo senso di inadeguatezza.

Alain si muove male e con un disagio spiccato nel labirinto personale della sua prigione, si trova invischiato nei fatti e la situazione sembra non avere una via d’uscita.

«Era la verità. Un gran lavoraccio. Un lavoro che in genere si fa una sola volta nella vita. Era sceso nel profondo di se stesso. Aveva grattato la superficie, messo a nudo la carne viva fino a sanguinare, Adesso era finita. Non sanguinava più. Ma non potevano pretendere da lui che tornasse a essere lo stesso uomo».

Così Simenon descrive lo stato d’animo di Alain, la sua presa di coscienza, il suo smarrimento di fronte al mistero del movente dell’omicidio di sua cognata da parte della sua adorata moglie.

Il grande scrittore belga ci porta nel labirinto claustrofobico di Alain, è attento a tutte le conseguenze del suo smarrimento e della sua angoscia. Il suo genio ci regala un altro personaggio indimenticabile che tra paura e disagio   cammina spedito verso un’autodistruzione, dopo essersi guardato dietro la sua miseria esistenziale.

Il viaggio nell’abisso di Alain Poitaud lascia un’impronta.

Ancora una volta Simenon ci costringe a fare i conti con la parte più oscura della nostra personalità, con i demoni che ci portiamo dentro, con il male che ci accompagna sempre, con la nostra paura di rimanere intrappolati in una prigione da cui è impossibile evadere.

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