Data di pubbl.: 2024
Pagine: 306
Prezzo: € 18,00
Un piccolo paese del Friuli dall’ingannevole nome di Dolcezza. Una fabbrica che lo nutre e lo uccide sputando veleni, la Ekta. Una ispettrice dai capelli rossi, Giulia Foscari, spedita in quei luoghi dopo un increscioso incidente nella Questura di una grande città, una donna bella e coraggiosa, con un tragico passato e un presente non migliore a causa di una grave malattia. Accanto a lei, l’ispettore Chiarloni, friulano che conosce bene posti e abitanti, e un maresciallo dei carabinieri, Dorigo, con il quale condividono l’indagine sulla strana morte di Silvia il cui cadavere è stato rinvenuto privo di abiti nella piazza di Dolcezza senza evidenti segni di violenza. Chi era davvero questa bella diciassettenne dai lunghi capelli biondi? E cosa ha determinato la sua morte? Cosa combinavano nei boschi lei e il suo gruppo di amiche che, una alla volta, subiscono la stessa orribile sorte? E che significato ha il biglietto trovato nella bocca di Silvia? «Le fate d’autunno, sepolte nei corpi, invocano il re, all’ombra dei morti.»
Molti i sospettati a partire dal selvatico Gionuein che vive isolato nei boschi con la figlia Vera dopo la morte della moglie. O forse Darione, una specie di eremita dopo la fuga di moglie e figlia e la morte della madre. O addirittura Lupo, un tempo bimbo abbandonato nei boschi, poi raccolto e allevato da Anita in seguito alla cui morte, causata dai veleni della Ekta, ha ucciso due dirigenti della fabbrica per rabbia e vendetta. Ma Lupo vive da anni in un ex manicomio, chiuso in una cella sotterranea, senza possibilità di fuga.
Giulia e il collega Chiarloni si trovano di fronte a un vero rebus, quasi una strada senza uscita e lei stessa, con l’avanzare dell’indagine, capisce di essere in pericolo mentre continua a chiedersi perché l’assassino citi in continuazione le fate d’autunno che sono:
“…creature magiche, invisibili all’occhio… Possono vivere nei boschi, in forma di esseri di pura luce, oppure impadronirsi di corpi umani, solitamente di giovani fanciulle. A loro, il corpo umano serve per sopravvivere negli ambienti ostili, dove regna la malvagità o nei quali l’uomo ha inquinato le foreste e la natura.” (pag. 185)
Chiaverotti e Porazzi hanno architettato un thriller conturbante e complesso nel quale Giulia Foscari e il collega Chiarloni si muovono con difficoltà fra indizi fuorvianti, reticenze e ingannevoli suggerimenti. A fare cornice a questa vicenda da incubo la meravigliosa natura del Friuli.