Durante il 31° Torino Film Festival abbiamo condotto una piccola indagine tra gli spettatori della manifestazione a proposito del rapporto tra cinema e letteratura e tutti gli intervistati hanno riconosciuto l’importanza di questo legame.
Il discorso è partito dai film visti durante il Festival, come ha fatto Alessia, studentessa di 26 anni: “Proprio oggi ho visto Parole povere di Francesca Archibugi, il cui protagonista è Pierluigi Cappello, un esempio di come a volte cinema e letteratura possano convivere senza pestarsi i piedi e, anzi, possano influenzarsi piacevolmente a vicenda. La stessa regista diceva di aver utilizzato la vita del poeta come metafora per tutti gli uomini. Spesso si cerca di capire se sia meglio il libro o il film, ma le due cose possono coesistere anche quando trattano la stessa trama perchè bisogna sempre far attenzione al differente mezzo di comunicazione; un libro lascia spazio ad un certo tipo di immaginazione e ti impone delle immagini ma non per questo stronca lo spirito personalistico. Sto leggendo Gli innamoramenti di Javier Marìas”.
Lucia, un’insegnante di 57 anni che sta leggendo il libro di Carlotta Fruttero, La mia vita con papà sostiene che “esiste un rapporto perché il linguaggio cinematografico trasmette valori e mode, come del resto è espressione la letteratura. Il cinema fa la stessa cosa”.
Debora, 37 anni, impiegata, che sta leggendo La figlia di Uson aggiunge che “il legame tra cinema e letteratura è stato evidenziato da molti registi, penso alla Nouvelle Vague in cui vi è un continuo richiamo a Balzac”.
Rispetto ai film presentati al festival, Annamaria, insegnante di 65 anni, che sta leggendo la Biografia di Oriana Fallaci, in riferimento a 2 Automnes 3 Hivers: “è un film in cui il protagonista dialoga con il pubblico”.
Rossella, giornalista, trentenne, che sta leggendo il libro di Terzani La mia fine è il mio inizio ci racconta che sia nel documentario su Alda Merini sia in quello di Francesca Archibugi sul poeta Cappello “ci sono chiari riferimenti letterari perché il cinema prende dai libri ottime sceneggiature, il cinema arriva dove la letteratura non arriva”.
Antonio, ingegnere di 61 anni ci dice: “sia il cinema che la letteratura sono due espressioni della creatività, una scritta, l’altra per immagini”.
Qualcuno, invece, ci parla del rapporto tra cinema e letteratura facendo puntuali riferimenti. E’ il caso di Gladys, pensionata di 67 anni che sta leggendo il libro di Oscar Farinetti, Storie di vino, coraggio e libertà e cita quei film tratti dai romanzi gialli, come quelli tratti dai libri di John Ernst Steinbeck.
Guido, documentarista di 28 anni, che sta leggendo Il re della pioggia dello scrittore statunitense Saul Bellow dice che “la letteratura è il sangue del cinema perché ispira, racconta e nutre la scrittura cinematografica”.
Dato il successo che ha riscosso la nostra domanda deduciamo che evidentemente non ci sbagliavamo quando abbiamo pensato a questa rubrica: il rapporto tra cinema e letteratura è qualcosa di importante e inscindibile e il pubblico ha fame di storie, non importa che queste siano scritte su carta o descritte per immagini.