La crisi inizia a farsi sentire anche nel mondo del libro che, rispetto ad altri settori intaccati prima e più pesantemente, aveva finora sofferto meno della leva economica negativa. Lo testimonia la ricerca di stabilità dei piccoli editori che sta dietro alle fusioni che abbiamo documentato nei giorni scorsi (Alet e Beccogiallo con Fandango e Meridiano Zero con Odoya). Ma ne è un segnale evidente anche la crisi delle librerie che colpisce sia le realtà indipendenti che quelle di catena.
Due esempi per tutte. Fnac, il gigante francese che in Italia ha otto store (due a Torino, uno a Milano, Verona, Genova, Firenze, Roma e Napoli) che impiegano quasi mille dipendenti, nel 2011 ha dovuto affrontare calo delle vendite fisiche attorno al 5,4% che ha portato alla decisione,annunciata qualche tempo fa, di intraprendere una ristrutturazione che prevede a livello globale una riduzione dei costi per 80 milioni di euro. Interessati dai tagli anche i lavoratori italiani della catena che si sono riuniti ieri a Roma con le sigle sindacali e i vertici di Fnac Italia ma senza sostanzialmente arrivare ad una soluzione. La paura dei dipendenti è però che i giochi siano già stati fatti. Secondo indiscrezioni circolate nei giorni scorsi, Fnac Italia sarebbe già stata messa in vendita e in particolare sarebbero Mediaworld (per lo store napoletano) e Apple (per quello milanese) i papabili acquirenti.
Problemi tutti nostrani sono invece quelli delle Librerie Coop che, stando al «Fatto Quotidiano», annunciano la prossima cassa integrazione per 150 dipendenti sparsi nei 24 punti vendita in tutta Italia compresa la storica Coop Ambasciatori di Bologna (in foto) dove lavorano circa 60 dipendenti.
Fnac e Coop, segnali di crisi
21 Febbraio 2012