L’ultima generazione di lettori, accaniti o meno, hanno di sicuro nei loro ricordi d’infanzia almeno un libro con il marchio del Battello a vapore. Letture per la scuola o di piacere, blu, rosse o arancioni… questo marchio ha senz’altro lasciato un’importante segno, e lo sta lasciando ancora oggi a molti bambini e ragazzi, per quanto riguarda l’iniziazione alla lettura. Quest’anno abbiamo di certo un motivo in più per ricordarci di questo fortunatissimo logo lanciato da Piemme perchè, infatti, celebra i suoi primi vent’anni.
Il “Battello a vapore” nasce nel periodo d’oro del tascabile per ragazzi. Siamo nel 1992, in Italia è il momento del definitivo consolidamento, in termini quantitativi oltreché qualitativi, della letteratura per l’infanzia. In quegli anni si assiste allo sviluppo del mondo del libro per bambini e ragazzi che moltiplica e diversifica le proposte di lettura, raddoppiando il numero delle novità e favorendo l’aumento di nuovi lettori. In questo vivace contesto Il battello a vapore ha garantito l’arrivo di numerose, e non di rado preziose, opere di autori stranieri e promosso l’affermarsi di una nuova generazione di autori italiani. In questo senso la creazione dell’omonimo Premio, riservato ai romanzi inediti, ha rappresentato, e rappresenta ancora oggi, una preziosa opportunità, sottolineando l’opera di scrittori già apprezzati o segnando l’esordio di autori di successo. Diverse sono le ragioni che hanno contribuito alla fortuna della collana: la composizione di un catalogo variegato e corposo, arricchitosi di generi e temi prima assenti o poco trattati; l’attenzione alla varietà espressiva e ai registri narrativi, dal comico all’horror; la proposta di lettura declinata in serie adatte a diverse fasce d’età; la scelta di un nucleo di narratori costante; e non da ultimo, uno stretto e privilegiato rapporto con il mondo della scuola. Una collana che negli anni ha saputo mantenere un ruolo chiave nel catalogo del suo editore e che oggi vive un rinnovato vigore, fatto di romanzi d’autore, personaggi protagonisti di cicli brevi, nuove scelte narrative e sapienti repêchage di classici contemporanei che rischiavano di scomparire immeritatamente dalla scena editoriale italiana.
Per l’occasione alcuni dei titoli più fortunati entreranno a far parte di quello che è stato definito “L’albo d’oro”.