A tu per tu con… Sveva Casati Modignani

L’ultimo romanzo di Sveva Casati Modignani è Palazzo Sogliano. La vicenda ruota intorno ad una famiglia di corallari di Torre del Greco e mette in scena un amore ferito, la scoperta di una verità insospettata: ingredienti avvincenti che fanno anche di questo romanzo, come dei precedenti, un bestseller.

Da dove ha origine la storia dei corallari? Dalla sua fantasia oppure si è ispirata alla realtà?

La storia di Palazzo Sogliano è quella del corallo e della sua lavorazione. La vicenda è ambientata a Torre del Greco, la capitale del corallo, che conosco molto bene. Io non invento niente: in generale, per le mie storie attingo dalla storia d’Italia e mi documento sempre, sia per descrivere i luoghi, sia per la vicende.

Nella storia è forte il contrasto tra amore e dolore. Come si relaziona la protagonista Orsola con queste emozioni?

I protagonisti sono come persone reali, ma filtrati dalla penna dell’autore. Ognuno di noi nella vita si trova a gioire di emozioni positive e a dolersi di quelle negative…e questo accade anche nei romanzi. Non considero amore e dolore due facce della stessa medaglia, ma due sentimenti con i quali, vivendo, abbiamo necessariamente a che fare.

Ogni suo libro è un successo sia di vendite sia di risposta affettiva da parte del pubblico. Quale pensa sia la formula per ottenere sempre questo riscontro positivo?

Non conosco una formula per scrivere un libro di successo…se la conoscessi probabilmente non scriverei romanzi. Mi limito a scrivere quello che sento e immagino, mi auguro, che qualche lettore si riconosca nelle mie storie, poiché le emozioni di cui parlo sono reali.

Un tratto comune di molti, se non tutti, i suoi romanzi è il lieto fine. Perché questa scelta?

Io non credo di aver mai scelto il lieto fine per le mie storie. I miei libri non terminano certo con il classico “e vissero felici e contenti”. C’è semmai una tensione positiva verso il futuro, che è una cosa molto differente. E’ la speranza, di cui tutti abbiamo bisogno, che il domani sia lieto.

Abbiamo quindi bisogno di speranza in un periodo difficile come questo?

Credo proprio di sì. Io vado per la strada e sa cosa vedo? Gente con l’aria infelice, triste. Ricordo invece quello che vedevo quando ero bambina: l’Italia stava attraversando un momento difficile, ma la gioia di vivere non mancava nelle persone. E’ questa la grande differenza con i tempi duri di oggi: nel nostro Paese e nelle persone manca la speranza per il futuro.

La lettura può essere di aiuto in questo senso?

Sì, certo. La lettura può aiutare a ritrovare la serenità e regalare momenti intensi, a capire chi siamo. Capita che, proprio in un momento di crisi, un libro mi possa aiutare a trovare le risposte, a ritrovare noi stessi. Da lettrice amo molto i classici, ma leggo anche molti contemporanei. Cerco libri che mi diano serenità.

Lascia un messaggio per i nostri lettori?

Un buon libro può essere un buon amico.

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Chiara Barra

Se dovessi partire per un’isola deserta, e potessi portare con me soltanto un libro...sarebbe un’ardua impresa! Come immaginare la vita senza il mistero di Agatha Christie, la complessità di Milan Kundera, la passione di Irène Nemirovsky, l’amarezza di Gianrico Carofiglio, il calore di Gabriel Garcia Marquez, la leggerezza di Sophie Kinsella (eh sì, leggo proprio di tutto, io!). Ho iniziato con “Mi racconti una storia?” e così ho conosciuto le fiabe, sono cresciuta con i romanzi per ragazzi che mi tenevano compagnia, mi sono perdutamente innamorata dei classici...che ho tradito per i contemporanei (ma il primo amore non si scorda mai)!

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