Tutti conoscono Andrea Vitali, uno degli autori più prolifici e più letti del panorama letterario italiano, ma forse non tutti sanno che oltre ai romanzi più conosciuti ambientati a Bellano ama anche scrivere storie per ragazzi. “Nel mio paese è successo un fatto strano” edito da Salani, nasce dalla difficile esperienza personale della depressione, ma non ne conserva traccia nella trama, basata su una storia fantastica, divertente e appassionante.
Al di là della motivazione personale e profonda che ha scatenato la sua fantasia qual è il messaggio più importante contenuto in questo libro?
L’obiettivo è quello di mostrare ai ragazzi il bello che ci circonda veramente e come si possa rovinarlo con poco. Nel libro c’è la nebbia che occlude la visione di qualunque cosa e quando finalmente questa situazione di buio e nulla ha fine si ritrovano tutte le cose familiari di cui si riscopre l’importanza, a partire da un semplice albero verde. Questo ci porta a valorizzare a fondo la bellezza e a lottare per la sua conservazione.
Quanto è importante per lei saper “trasformare”?
Io uso la scrittura per trasformare le situazioni, ma secondo me non è l’unico mezzo per farlo. Lo stesso può accadere ad esempio con l’attività sportiva, che serve a incanalare le energie in una esperienza positiva. Sono un appassionato di calcio, non sono assolutamente un calciatore, però sento la positività del sacrificio di un atleta per un gesto sportivo che mi dà gioia quando lo vedo fare. Trasformare è il sistema per utilizzare le energie in modo che abbiano con uno scopo utile non solo a chi lo compie ma anche agli altri.
Grande spazio nei suoi libri è dedicato al divertimento.
Il divertimento non è il ridere continuamente o raccontarsi barzellette tutti i momenti. E’ una delle cose più alte della vita perché è difficile da mantenere e fa il paio con la leggerezza che non è superficialità ma consiste nel dare alle cose il loro giusto peso. Il classico esempio in questo senso sono i soldi: sappiamo tutti quanto siano importanti, ma se diamo maggior peso di quello che è necessario finisce che viviamo solo per un accumulo inutile. La saggezza popolare ci ricorda che tanto i soldi non ce li portiamo nella tomba. Bisogna dedicarsi ad attività che ci diano davvero qualcosa, come ad esempio la lettura. Io dico sempre ai non lettori che spero non scoprano il piacere della lettura perché se si guardano indietro si accorgono di quanto tempo hanno buttato via.
Nel suo libro si parla anche della complessità della vita moderna. Crede che i giovani la percepiscano?
Penso che i giovani siano più lineari e logici di noi. Io ho un’esperienza piccolissima, riferita a mio figlio che ha 19 anni. Personalmente vedo lui e i suoi amici molto più indirizzati di come ero io alla loro età. Anche rispetto al mondo attuale le mie paure di genitore si sono ridotte al minimo, perché lo sento sicuro rispetto alle cose della vita. Mi piace molto questa generazione: non è vero che non hanno voglia, che non sono motivati: è l’esatto contrario.
Ha fatto fatica ad adattare la lingua a una forma idonea al pubblico dei più giovani?
Non è stato difficile, mi è bastato eliminare le parolacce (ride). Anche negli altri libri non uso un linguaggio aulico, solo qualche volta mi piace mettere una parola antica perché mi diverte. Il mio è un linguaggio basato su frasi brevi, capitoli corti, vocabolario corrente proprio perché mi piace che il racconto sia il più aderente possibile alla realtà.
Scriverà ancora libri per ragazzi?
Certamente! Sto lavorando alla storia di un bambino con due genitori impegnati a fare affari che non lo guardano mai. Lui piano piano diventa trasparente, così è inutile e loro decidono di venderlo, mettendo in piedi un’asta. Arrivano servizi segreti da tutto il mondo, ma lui viene contattato dal capo tribù dei “guastatori trasparenti”, che gli spiega che sono in tanti e cercano di riparare i danni combinati da “quelli che si vedono”. Il ragazzino per aderire al movimento scappa proprio durante l’asta…