Abbiamo avuto il piacere di incontrare al Salone del Libro 2016 lo scrittore del romanzo Fuochi d’artificio – il piano segreto di quattro giovanissimi partigiani, Andrea Bouchard, edito da Salani.
E’ stato rischioso trattare un tema come quello della Resistenza rivolgendosi a una fascia di lettori molto giovane?
Come sempre le cose dipendono da come vengono affrontate, se si dà una speranza in quello che si racconta anche se si parla di fatti di guerra il risultato che si ottiene può essere di forza e di fiducia.
Lei pensa che attraverso un romanzo i ragazzi possano sentirsi più coinvolti e più vicini a una vicenda storica?
Sicuramente sì. Una mia ex allieva di 11 anni che ha letto il libro ha detto: “il mio ex maestro ha trovato un trucco per rendere divertente una cosa noiosa”, e per cosa noiosa purtroppo intendeva la storia.
La protagonista è molto moderna, per esempio rifiuta l’utilizzo delle armi; che cosa vuole trasmettere tramite questo personaggio?
In questo senso ho fatto una piccola forzatura, cioè ho messo alla protagonista un modo di pensare non esattamente della sua epoca, però questa è una licenza che in un romanzo è concessa proprio perché il mio intento non era storico, ma volevo rivitalizzare lo spirito e la forza della Resistenza oggi.
Lei legge il suo libro ai suoi allievi? Come reagiscono?
Sì l’ho letto ad una quinta elementare, l’ho dato a degli ex allievi delle medie e vedo che piace e questa cosa mi rende molto contento. Io l’ho scritto in modo tale che risultasse avventuroso, contiene anche una storia d’amore tra i protagonisti affinché il lettore li sentisse vicini.
Qual è il messaggio ultimo che vuole trasmettere appunto ai suoi lettori?
Forse non c’è un messaggio ultimo, ce ne sono tanti. Volendone trovare uno è importante in certi casi della vita lottare per la propria dignità. La Resistenza è una cosa che va al di là del contesto storico, in qualsiasi momento della nostra vita dobbiamo cercare di resistere. A me ad esempio mi dà speranza nei momenti personali pensare che c’è gente che ha avuto la forza di compiere quelle imprese.
Dei programmi scolastici riguardanti la storia oggi, cosa ne pensa?
Secondo me c’è stato un errore clamoroso. Quando era Ministro l’onorevole Gelmini alle elementari è stata tolta tutta la parte contemporanea per cui invece che studiarla di più la si studia di meno e questo penso sia un grave errore culturale.