Intervista di Ambretta Sampietro
Oliviero Ponte di Pino è una figura di primo piano dell’editoria e della critica teatrale italiana, docente universitario di storia del teatro e, da poco, anche editore. E’ autore di “Comico e politico” (Raffaello Cortina Editore), un saggio sul fenomeno Beppe Grillo. Vive tra Milano e Santa Maria Maggiore, in una grande casa nel centro del paese dove è nato il padre. Il posto ideale per scrivere quando il lavoro non richiede la presenza a Milano o è via per uno dei frequenti viaggi all’estero.
Sta lavorando alla terza edizione di Bookcity, ci sono novità?
Abbiamo ricevuto diverse centinaia di proposte: partiamo dai libri per affrontare tematiche diversissime. Ci sarà un approfondimento sull’Europa dell’Est, a partire dalla caduta del muro e dall’adesione di molti paesi all’Unione Europea, con alcuni scrittori provenienti da quei Paesi. Sono responsabile del programma sin dall’inizio della manifestazione insieme a Elena Puccinelli, la terza edizione si svolgerà dal 13 al 16 novembre e la prima giornata sarà interamente dedicata alle scuole e alle università. Bookcity è un’iniziativa che nasce dalla collaborazione del Comune di Milano con il mondo dell’editoria e della cultura milanesi, grazie a quattro fondazioni editoriali (Fondazione Feltrinelli, Fondazione Alberto e Arnoldo Mondadori, Fondazione RCS-Corriere della Sera e Scuola per Librai Umberto ed Elisabetta Mauri). E’ subito entrata nel cuore dei milanesi, con 80.000 presenze nel 2012 salite a 130.000 nel 2013. E’ una manifestazione che nasce dal basso: editori, librai, bibliotecari, associazioni culturali ci propongono gli eventi: alcuni hanno già una sede, altri li collochiamo noi negli spazi che ci mettono a disposizione sia il Comune sia altre realtà cittadine: in genere li raggruppiamo in poli tematici. Stiamo già iniziando a lavorare per l’edizione dell’anno prossimo che sarà anticipata a ottobre per rientrare nel programma di Expo2015.
Recentemente il ministro Franceschini l’ha nominata tra i cinque componenti della Commissione Prosa del Ministero dei Beni Culturali. Di cosa vi occuperete?
La commissione ha il compito di valutare la qualità artistica dei soggetti (teatri, compagnie, festival, circuiti…) che chiedono di accedere ai finanziamenti del FUS, il Fondo Unico dello Spettacolo. In questa fase è un compito particolarmente complesso e delicato: dal 2015 entra in vigore una profonda riforma del settore: non ci saranno più i teatri stabili, pubblici e privati, ma ci saranno Teatro Nazionali e Teatro di Rilevante Interesse Culturale. In Italia ogni anno debuttano più di 800 produzioni teatrali: ovviamente sarebbe impossibile vederle tutte. Per fortuna Milano – forse l’unica città che ha un vero “sistema teatrale” – è un osservatorio privilegiato, dove passano molte tra le esperienze più interessanti. Poi ovviamente ci sono i festival e le rassegne, come L’ultima luna d’estate e Tra il Sacro e il Sacromonte di Varese. Mi occupo di teatro da tempo, ho iniziato a collaborare con Ubulibri e “il manifesto” alla fine degli anni ’70, nel 2001 ho fondato la webzine ateatro.it. Proprio per la sua “antichità”, sono convinto che il teatro offra un ottimo strumento, una sonda, per comprendere i mutamenti della società e della comunicazione che stiamo vivendo. In generale, sono convinto che per comprendere quello che accade nelle singole arti non sia sufficiente una competenza specifica, ma una visione che spazi nelle diverse arti, e sempre più nelle tecniche di comunicazione.
Quindi il teatro le ha permesso un punto di osservazione privilegiato per il fenomeno Beppe Grillo?
Si, Grillo era stato scoperto quando era un giovane cabarettista da Pippo Baudo, che l’ha portato al successo in televisione. Dopo essere stato messo al bando dalla tv, è tornato in teatro come comico, con spettacoli di denuncia civile in cui riusciva con grande efficacia a coinvolgere il pubblico. Una quindicina d’anni fa, pensava ancora che la rete fosse un male, e nei suoi spettacoli spaccava i computer con una mazza da baseball. L’incontro con Casaleggio è stato determinante: gli ha fatto capire la forza comunicativa e politica del web. Così nel 2005 Grillo ha aperto il suo blog, beppegrillo.it, lanciandolo con un recital con lo stesso titolo. E ha subito utilizzato gli spettacoli e i blog per azioni politiche: campagne di mail al Quirinale contro l’intervento militare italiano in Iraq, e la fondazione dei Meet Up, un importante esperimento di democrazia diretta. Probabilmente però non pensava di entrare in politica (anche se già nel 1995 avevo usato l’espressione “Partito del Grillo”): la spinta decisiva è forse arrivata nel 2008, quando aveva tentato di partecipare alle primarie del PD, e Fassino gli aveva riposto: “No, è un provocatore. Fondi il suo partito e vediamo quanti voti prende”. Grillo lo ha preso in parola e sei anni dopo, aveva il 25% dei voti degli italiani.
La sua lunga esperienza nell’editoria, con diversi anni alla direzione editoriale della Garzanti, è condensata nel manuale “I mestieri del libro”. E’ sempre attuale?
Sì, per chi vuol capire come funzionano i meccanismi dell’editoria, anche da scrittore o libraio. Dà un’idea di tutte le attività che compongono la filiera e che spesso sono poco conosciute. Ora lo scenario sta cambiando, con l’avvento degli ebook, un settore in espansione. Proprio in questa direzione, sono tra i fondatori, con l’agenzia Grandi & Associati e Bookrepublic, di una casa editrice di libri elettronici, “La libreria degli scrittor