L’amore nel vento, primo libro di Katja Kettu, giovane ma affermata scrittrice finlandese, arriva in Italia dove, fin dai primi giorni dalla sua uscita, riscuote un grande favore da parte del pubblico. Gabriele Scandolaro ha intervistato l’autrice per voi.
Katja Kettu. L’amore nel vento è il suo terzo romanzo, ma è il primo che giunge in Italia. Come si sente ad aver conosciuto una traduzione nel nostro paese?
Sicuramente mi sento molto emozionata per la traduzione. Sono molto felice per questa grande opportunità e penso di esser stata privilegiata per aver potuto vedere che il mio libro è stato tradotto anche in italiano. Presto L’amore nel vento arriverà anche in Francia e oltre al francese, all’inglese e all’italiano so che verrà tradotto in quattordici lingue. Sono anche molto emozionata perchè da questo libro verranno tratti numerosi altri lavori e anche grata ai traduttori perchè penso non sia stato un compito semplice tradurre certe descrizioni, certi luoghi o certi ambienti.
Perchè proprio un romanzo epistolare e non uno con un unico punto di vista? Si è ispirata a qualche libro o a qualche autore particolare?
Assolutamente no. Non c’è stato un autore o un libro che mi abbiano fornito l’idea o lo slancio per scrivere. Inizialmente avevo pensato il libro perché fosse scritto dal punto di vista delle levatrici. Poi, quando si è delineato il personaggio di Johannes, con la sua carica e i suoi sentimenti ho deciso di inserire anche lui e il suo punto di vista. Era interessante vedere come un soggetto, che dovrebbe essere l’emblema del caos e della guerra potesse racchiudere in sé una forza amorosa e una passione tanto travolgente. Mettere a disposizione del lettore più punti di vista è una tecnica che appartiene alla tradizione letteraria post moderna, vorremmo sapere tutto da tutti i punti di vista, così ci ho provato anche io.
Tra tutti gli episodi della storia finlandese lei ha scelto proprio la seconda guerra mondiale e non un altro episodio magari più significativo, come l’indipendenza dalla Svezia o la lotta alla Russia. Per quale ragione proprio il secondo conflitto mondiale?
Ho voluto parlare dell’estate del 1944 per una ragione particolare. Nel mio paese, quel determinato periodo è stato soprannominato L’Estate degli orrori, proprio per la crudeltà e la violenza che ha investito il mio paese. All’epoca tutto era violenza e tutto era incertezza. La guerra sarebbe finita con la vittoria dei tedeschi? I russi avrebbero invaso la Finlandia e l’avrebbero trasformata in una repubblica sotto il dominio di Mosca? Nessuno sapeva nulla. Ancora oggi non si ama parlare di quel periodo. Potremmo quasi dire che è un tabù per noi finlandesi. Inoltre ho scelto il secondo conflitto perché in un mondo dominato dalla violenza era necessario dare un po’ di speranza, un po’ di Amore.
Il libro è scritto con grande realismo. Ha già pensato a una trasposizione cinematografica?
Ebbene sì. Le riprese si svolgeranno un po’ in Norvegia e un po’ In Finlandia. Ho deciso di occuparmi io del copione e dei dialoghi, perché il finlandese non è una lingua facile. A Vilnius, la mia città, sono già iniziate le riprese del film e in estate ci sposteremo in Lapponia e in Norvegia. Il film probabilmente uscirà nel 2015.
Come e quando nasce questa storia?
Questa storia nasce dall’esigenza di parlare dell’Amore. Fin da piccola ho letto libri di storie d’Amore e di storie tragiche. Ero molto appassionata alla storia del secondo conflitto mondiale, avevo una gran voglia, a scuola, di parlarne ma non era possibile, era un argomento proibito. Adesso, malgrado la reticenza, è più facile parlarne. Inoltre in casa mia avevo trovato alcune lettere di mio nonno, che scriveva dal fronte. Un anno fa ero con il mio fidanzato e, mentre stavamo viaggiando verso nord, ci siamo imbattuti in una tempesta che ci ha costretto a fermarci. Abbiamo trovato un piccolo cottage nella foresta e, dopo aver forzato la finestra siamo riusciti ad entrare per ripararci dal freddo. Quel luogo era chiaramente abbandonato e sembrava che il tempo si fosse fermato agli anni sessanta. Esplorando le stanze ho trovato una serie di diari. L’ultimo portava, sull’ultima pagina, una data del Settembre del 67. era narrata al suo interno una storia tristissima e da lì è nato lo spunto per questo libro. Appena ho ripreso il viaggio ho passato tutti i 1500km a scrivere come una forsennata.
Qual è il personaggio o la situazione più difficile che ti è capitato di dover scrivere?
Sicuramente l’episodio della bimba sami, Masha, che si reca nella capanna degli orrori. Ho impiegato molto tempo per decidermi a scrivere l’episodio, mi ero molto affezionata a quel personaggio e avrei voluto risparmiarle una simile vicenda.
Ha mai pensato di scrivere libri di altro genere, tipo thriller, fantasy, storici?
Sì, ci ho pensato. Proprio ora sono impegnata nella stesura di un thriller che sarà pronto proprio l’anno prossimo.
Quali elementi le piacciono di più della sua terra, che possiamo ritrovare nel suo libro?
Anzitutto mi piace la Natura, i paesaggi e le persone che sembrano molto timide e riservate ma che sono in grado, dopo un attenta conoscenza, di diventare molto accoglienti. Mi piace molto il fatto che i finlandesi sono molto generosi gli uni con gli altri e molto onesti e molto tolleranti anche verso le minoranze, come i Lapponi.
Cosa vorrebbe dire ai suoi lettori?
Ai miei lettori vorrei dire che c’è troppo odio in giro. Troppo odio e troppi sospetti. Occorre che le persone riscoprano la gioia della compagnia e dello stare assieme e non permettano all’odio e al sospetto di avere la meglio.
Questa intervista è stata resa possibile anche grazie al lavoro dell’interprete Chiara Serafini.