Marta Morotti è una giovane scrittrice al suo esordio letterario con un romanzo, Le due metà del mondo (Harlequin Mondadori), intenso, coinvolgente ed emozionante. Con grande trasporto l’autrice ci fa conoscere la protagonista Maria, una ragazza tormentata da un passato doloroso che, pagina dopo pagina, imparerà a convivere con le due metà del suo mondo interiore.
Da dove nasce l’idea del suo romanzo Le due metà del mondo?
Nasce da un personale interesse verso i rapporti e i meccanismi familiari. Quando ho frequentato la Scuola Holden ho scritto diversi racconti sull’argomento, ma la decisione di sviluppare un romanzo è arrivata un giorno al supermercato. Ho visto una madre in compagnia dei suoi due figli, di cui uno affetto da ritardo mentale. Lo sguardo di quella madre mi ha colpita e ho voluto raccontarlo a modo mio.
Come presenteresti la tua protagonista, Maria, ad un lettore che ancora non la conosce?
Maria è una ragazza che si è misurata con il dolore troppo presto. Questo ha scatenato delle conseguenze che la portano a non volersi confrontare con il mondo circostante e a chiudersi in se stessa, negandosi la possibilità di avere un’adolescenza “normale” e dei rapporti umani sani e costruttivi. Ha un unico amico, Salvatore, che è colui che la tiene legata al mondo delle cose tangibili, alla concretezza della quotidianità, ma che allo stesso tempo le permette di essere se stessa.
Il suo romanzo è molto introspettivo…c’è qualcosa di autobiografico?
No, non credo. Sicuramente qualche piccolo elemento che mi appartiene c’è, ma direi che la storia non ha nulla di autobiografico. Tutt’altro. Ho la fortuna di essere cresciuta in una famiglia serena.
Nella storia di Maria il suo dolore e le sue paure ci appaiono vivide, reali. Da lettrice ho provato un grande coinvolgimento emotivo che mi spinge a chiederle a quali risorse ha attinto per scrivere questo romanzo. Bagaglio emotivo personale, storie di sua conoscenza, studi di psicologia…?
Sicuramente qualche piccolo elemento appartenente al mio bagaglio emotivo mi ha aiutata a interiorizzare la storia per poi renderla su carta. Ma ho chiesto anche aiuto a uno psichiatra per poter comprendere che cosa accade nella mente delle persone che vivono una situazione come quella di Maria e della sua famiglia.
Un tema molto presente nella vicenda è quello del potere dei ricordi: quanto il passato è in grado di incidere sul nostro presente? Quali sono, secondo lei, le risorse a cui una persona deve attingere per riuscire a vivere il presente senza farsi ostacolare dal passato?
E’ inevitabile essere condizionati dal proprio passato. Non penso abbia senso liberarsene, per quanto doloroso possa essere il suo ricordo. Penso che il percorso necessario da fare sia, invece, quello che porta alla sua metabolizzazione. In questo modo diventa quella che chiamiamo esperienza e che condiziona il nostro presente in maniera costruttiva e non distruttiva.
La storia di Maria ruota intono ai rapporti famigliari: rapporto tra genitori, tra genitori e figli e tra fratelli. Cosa l’affascina di questo tema?
Per quanto mi riguarda, la famiglia è la base di qualunque cosa. I rapporti che intercorrono all’interno di essa sono quelli che condizionano la nostra intera vita. Avendo avuto la fortuna di crescere, come dicevo prima, in una famiglia serena e bellissima, mi sono chiesta spesso che cosa significhi, invece, crescere in un ambiente familiare scombussolato, difficile. Penso che spesso, alla base del comportamento di molte persone, ci sia proprio il condizionamento che deriva dall’ambiente familiare. Quindi, forse, capire situazioni di questo genere può aiutare a capire di più gli altri. Così, ho voluto provare ad immedesimarmi in Maria e a raccontare la sua storia.
Il tuo romanzo parla anche d’amore: come vive Maria questo sentimento?
Maria vive diversi tipi di amore. Vive quello pieno di contrasti e doloroso per suo fratello, vive quello puro e amicale per Salvatore, vive quello inteso nel senso più comune del termine per Antonio. Nei primi due casi, ormai, Maria è abituata a quei sentimenti e li indossa quotidianamente. Nel caso di Antonio, invece, l’amore è una scoperta. E’ la spinta necessaria al cambiamento e al riconoscimento di sé. Ma Maria è anche spaventata da questo sentimento, proprio perché non l’ha mai vissuto prima e perché si sente vulnerabile.
Quale messaggio le piacerebbe cogliessero i suoi lettori leggendo il romanzo?
Mi piacerebbe che ogni lettore trovasse il suo personale messaggio. Che trovasse tra le mie pagine una sua interpretazione, una sua via per arrivare a comprendere qualcosina in più di sé. Ogni libro letto ci porta a questo. Basta ascoltarlo e ascoltarsi.
Ci lascia un messaggio per i nostri lettori, Gli Amanti dei Libri?
Leggete, leggete, leggete sempre! Leggere è salute per lo spirito, per la mente, per il corpo. Leggere ci porta ovunque pur rimanendo seduti sulla nostra comoda poltrona. Una persona molto saggia mi ha detto che la lettura è salvezza. E’ vero. La lettura ci salva e ci rende migliori.