A tu per tu… con Marco Cesati Cassin

marco cesati cassinLa sua missione è da sempre il “viaggio” prima come manager del turismo, poi come indagatore del mistero oltre i confini spazio-temporali. Marco Cesati Cassin, per gli appassionati del celebre fumetto di Sclavi, potrebbe essere un Dylan Dog formato italiano che, tra una conferenza e l’altra, un romanzo e un saggio, corre là dove l’ignoto lo chiama. Il suo ultimo libro di successo “Presenze positive – le coincidenze misteriose che ci guidano e ci proteggono” di Sperling & Kupfer racconta storie suggestive e realmente accadute di incroci di destino, di persone, di vivi e morti. Un pubblico appassionato lo segue e, da “Il senso della vita” di Paolo Bonolis a “Voyager” di Roberto Giacobbo, anche i media si sono accorti di lui. L’abbiamo incontrato nella sua casa di Milano per parlare dei grandi temi che da sempre inquietano e affascinano l’uomo:  vita, morte, anima, destino, coincidenze, Leggi dell’Universo, ma anche maledizioni, predatori e negatività.  

Si sa che un bravo scrittore deve essere prima di tutto un buon lettore. Nel suo caso immagino che lei sia un lettore molto particolare. Qual è la mole della corrispondenza che riceve e legge da parte di un pubblico attento che le scrive di racconti straordinari relativi a coincidenze, visioni, angeli, fantasmi?

Ricevo una media di circa cento lettere al mese. Di queste cento lettere, cinquanta sono da scartare perché non attinenti alle mie ricerche, le restanti invece sono assolutamente da verificare e seguire. Alcune sono davvero strepitose, sconvolgenti. Spesso le persone mi scrivono dopo aver assistito ad una delle mie conferenze e queste storie alla fine diventano  parte dei miei libri, oppure di interviste televisive, o ancora approfondimenti nell’ambito dei miei studi. Per me queste lettere sono il bacino più importante di informazione e formazione per la mia attività di ricercatore.

Lei  nei suoi libri scrive che si può vivere come esseri risvegliati o come automi. Qual è la differenza fra questi due livelli?

Con uomo meccanizzato si intende colui che vive dentro uno schema di condizionamenti che sono dettati dall’aspetto sociale, culturale e geografico. Poi ci sono i condizionamenti minori determinati dall’ habitat, come quelli familiari. Il destino, per me, è un programma già deciso e definito; occorre poi vedere se il tuo tipo di vita consentirà all’anima di evolversi.

L’umanità, come mi hanno insegnato i miei maestri, è suddivisa in tre categorie.  Alla prima che è la più grande appartengono i cosiddetti “barontici”, dal greco baros che significa pesante, ad indicare coloro che vivono attaccati alla materia. Poi ci sono gli “anontici”, esseri in ascesa, persone risvegliate che cominciano un percorso di ricerca e di studi. L’ultima, la più piccola, è costituita  dagli “entelici”, ossia gli illuminati. Il baronte, a sua volta, può essere in letargo, sollecitato o risvegliato. È  in letargo se si muove dentro uno schema che si ripete ogni giorno uguale a se stesso e non ha interessi che lo elevino. Purtroppo l’anima in quel corpo non fa nessun passo evolutivo. Comincia ad evolversi in quello che è il baronte sollecitato, ossia colui che viene stimolato da particolari eventi: perdite, malattie, problemi che sono come secchi d’acqua gelata che arrivano addosso all’improvviso.  L’anima si evolve soprattutto attraverso il dolore esperienziale. Questo perché esiste la Legge degli Opposti: per poter comprendere e di conseguenza raggiungere l’Unità,  devi prima di tutto accettare e capire che non può esistere la salute senza la malattia, la gioia senza il dolore. La maggior parte dell’umanità, invece, rifiuta il dolore, la morte, la sconfitta, il negativo della vita. Comprendendo il dolore, invece, l’umanità si risveglia: ecco il baronte risvegliato.

Nel suo libro “Presenze positive” lei dice che i nostri progetti migliori, soprattutto se di natura spirituale, possono essere ostacolati dai cosiddetti “predatori”. Chi sono? Come si manifestano? Come ci si difende?presenze positive

Tutto è energia.  Anche noi siamo composti di energia che si è massificata. L’energia è anche quello che tu pensi:  il pensiero, come dimostra la fisica quantistica, è pura energia, ed è talmente potente che viaggia due volte più veloce della Luce. Il pensiero può essere sia positivo che negativo. Se viene espresso nei confronti di altri sotto forma di invidia o male parole si trasforma in quella che noi comunemente chiamiamo “maledizione”.  Se, invece,  si ritorce contro noi stessi può diventare tristezza o peggio ancora depressione.  Nasce così quella che anticamente veniva chiamata un’egregore, ossia un insieme di pensieri negativi  che muovendosi nell’etere  raggiungono la persona e vengono supportati dai predatori. I predatori sono  delle energie spirituali mai incarnate che danno potenza alla maledizione: si attaccano allo stomaco, alle articolazioni e producono oltre che un male psichico anche disturbi fisici. Maledizioni, fatture, riti voodoo hanno una potenza inaudita! Molti godono del dolore degli altri. Come difendersi? Se una persona è strutturata e quindi è positiva, ha un’aura forte che la difende;  se invece una persona è fragile di per sé, i predatori hanno buon gioco e la intaccano. Il pensiero positivo non è affatto retorica buonista, ma è un atteggiamento fondamentale perché sviluppa la consapevolezza e la capacità di godere di quello che ti offre il mondo senza perdersi nei gorghi negativi propri e altrui.  L’unico modo per evitare le energie negative è ignorarle anche se non è facile: se non dai loro soddisfazione si rivolgono altrove.

Ignorare significa saper essere indifferenti. A tal proposito in “Presenze positive” lei parla dell’indifferenza nobile della mente rispetto al Tempo. Cosa intende dire?

Io ho un detto: chi sa vivere fuori dal tempo vive in ogni tempo. Il Tempo è un nostro concetto di vita perché noi facciamo esperienza della nascita e della morte, ma dovremmo davvero imparare a non farci soggiogare da questa parola. Chi riesce davvero a dimenticarsi del tempo, raggiunge un’estasi quasi indescrivibile.  Krishnamurti lo definisce il tempo psicologico.  Tu stai camminando sul marciapiede ma sei completamente deviato in una moltitudine di pensieri  che vanno a ritroso nel passato o avanti nel futuro e ti legano ad emozioni positive o negative. Il risultato è che tu non sei nel presente e non ti accorgi che stai perdendo l’essenza della tua vita. L’umanità oggi vive solo il 15% della sua giornata nel presente. Nel momento in cui arrivi  almeno al 50%  cominci a cogliere il significato e la bellezza del vivere e ti accorgi che anche le ansie diminuiscono proporzionalmente.  L’indifferenza deriva dal  “panta rei”, dal “tutto scorre” di Eraclito. Impariamo a “lasciar andare”: questa è l’indifferenza di cui parlo e che non è una forma di egoismo, ma di nobiltà.

Parliamo del tema forte delle sue ricerche, le coincidenze.

Quando un tuo pensiero di qualsiasi genere coincide con un fatto esterno non dipendente da te, hai una coincidenza. La coincidenza tipica è quella premonitiva:  mi sto domandando che fine ha fatto Giorgio che non sento da tre anni. Appena finito di formulare questo pensiero squilla il telefono ed è proprio Giorgio. La gente, purtroppo, si ferma spesso al primo stadio. Nel  nostro esempio molti, dopo aver parlato con Giorgio, si rassegnano perché si accorgono che non è successo nulla di significativo. Io dico, però,  di andare oltre: Giorgio potrebbe essere una porta. Dietro di lui può essercene una seconda, forse una terza, ma solo alla quarta ti arriverà qualcosa di davvero importante e tu capirai tutta la catena degli eventi.  Senza Giorgio, alla quarta porta non ci saresti arrivato. Se ti blocchi subito il gioco è perso. Poi certo l’Universo ti darà altre opportunità, un’altra coincidenza significativa, ma intanto quella l’hai persa. Non è detto che ogni coincidenza ti porti qualcosa, ma quando cominciano a capitarti spesso, significa che sei sintonizzato, sei nella giusta direzione, nella tua onda.

Possono secondo lei  le parole avere davvero il potere di cambiare la mente e il cuore delle persone?

La parola è potentissima. Esiste, da un punto di vista esoterico, l’ “Akasha Cronica” termine usato dai Veda nel 5000 a.c. , ma anche da Rudolf Steiner agli inizi del 1900. Indica una pellicola trasparente e impalpabile dove vengono registrate tutte le parole, tutte le azioni e tutti i pensieri dell’umanità. Quando tu muori, come raccontano coloro che hanno vissuto esperienze di premorte, rivivi in un attimo tutta la tua vita. Questa è la tua akasha cronica e coincide con  il tuo auto giudizio: le parole che tu hai detto, che abbiano ferito o dato gioia, verranno tutte esaminate. E tu proverai lo stesso dolore e la stessa gioia che hai provocato agli altri. Quindi bisogna fare molta attenzione a quello che si dice.

Quali sono secondo lei  le parole chiave per vivere una vita autentica?

Prima parola: equilibrio. La felicità è un orgasmo, ma non dura. Ciò che conta è la serenità che significa per l’appunto un equilibrio dettato dalla convivenza dentro di noi del maschile e del femminile. Seconda parola: altruismo. Nel momento in cui tu riesci ad essere altruista senza cercare di avere riconoscimenti esterni proverai leggerezza e, al contempo, potenza. Terza parola: accettazione di quello che ti accade come insegnamento. Ultima parola: positività che vuol dire  essere consapevoli di vivere in un mondo meraviglioso.

Progetti e libri futuri?

Un nuovo romanzo dal titolo provvisorio “Sciami di odio” ambientato in Italia. Parla della forza e del potere del pensiero negativo e si narra di fatti realmente accaduti. Molto ritmato, la chiave di lettura è data dalla dialettica tra odio e perdono. Ho scelto un taglio non esoterico per abbracciare un pubblico più vasto e sto decidendo l’editore proprio in questo periodo. Poi ci sarà un nuovo saggio che uscirà, però, nel 2016: “Manuale di preparazione di destino per nascituri per  future mamme. Dagli 0 ai 21 anni” che spiega come indirizzare al meglio il destino della creatura che viene al mondo. Infine una follia:  sto preparando uno spettacolo teatrale intitolato “Stupisicimi”. È una scommessa. Mentre pensavo se farlo o meno, per caso mi è arrivata un’immagine con questa frase di Goethe: “Qualunque cosa tu possa fare, o sognare di poter fare, incominciala. L’audacia ha in sé genio, potere e magia. Incomincia adesso”. L’ho perfino stampata e incorniciata. Bella coincidenza, non credi?

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Elena Cartotto

Curiosa e ironica mi piace andare fuori dai sentieri battuti, nei libri come nella vita. Se dovessi scegliere un titolo per raccontare la mia storia sarebbe sicuramente “Un indovino mi disse” di Tiziano Terzani. Il mio eroe letterario è Sherlock Holmes, l’autore con cui andrei a cena Oscar Wilde e i miei miti storici Gesù di Nazareth e Socrate. Sono un’idealista che ancora si scalda su alcuni temi sociali come dignità umana, libertà, lavoro e giustizia. Le mie passioni sono l’astrologia, la psicologia, il paranormale, la spiritualità e la musica che ci salva da noi stessi, ogni giorno. Per dirla con Vecchioni: “Ho combattuto il cuore dei mulini a vento, insieme ad un vecchio pazzo che si crede me….”.

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