“E’ un piccolo testo, ma di sostanza, che il giornalista Jesús Marchamalo aveva scritto per una conferenza. Inizia a girare fotocopiato e poi viene stampato, una prima e seconda volta. Si legge in un baleno (60 paginette), ma rimane nella testa per diverso tempo. “Toccare i libri” lascia una bella suggestione di amore profondo per questo strumento di carta.” Così scrivevo nella recensione del libro di Jesus Marchamalo. Questo libro mi ha talmente colpito che ho proprio fatto di tutto per incontrare l’autore. Leggete un po’ cosa ci siamo detti e cosa ci ha svelato:
Quella di toccare i libri, è una passione di chi li ama, che li accarezza con gli occhi e con la mente, ma anche naturalmente con le mani. “Toccare i libri” è quindi un testo solo per gli amanti dei libri, che in esso si possono rispecchiare? Come avvicinare una persona che non ama particolarmente la lettura al suo testo?
La verità è che non saprei dire se “Toccare i libri” è un libro solo per lettori, tuttavia molti lettori si sono riconosciuti nelle manie, abitudini e particolarità che qui sono raccontate. Una volta ho scritto che la lettura è un paese e che i lettori sono i cittadini di questo paese immaginario. In qualche modo ci accomuna questa relazione di nazionalità. Forse il modo migliore per i non lettori di avvicinarsi a questo libro è la curiosità.
Nel suo testo sono moltissime le notizie sugli scrittori e sul loro rapporto con i libri, dove le ha scovate?
Tutti gli aneddoti e le storie narrate nel libro sono documentate; a me le hanno raccontate i loro protagonisti oppure le ho lette in altri libri. La verità è che negli ultimi anni ho pubblicato una mezza dozzina di libri che hanno a che fare con scrittori, biblioteche, letture…così ho raccolto una grande quantità di materiale. E’ divertente anche perché leggere delle manie altrui non solo giustifica le proprie ma te ne fa scoprire, e a volte ti contagia, di nuove.
I libri di carta a suo parere hanno un difetto quello di essere ingombranti?
“Già, ai libri bisogna riconoscere una sorprendente capacità di colonizzazione. Occupano uno scaffale dopo l’altro e quando riescono a straripare, il loro germe – come sospinto da invisibili spore – si annida in qualche altro angolo di casa inspiegabilmente lontano, nascosto e apparentemente inaccessibile. Un libro compare all’improvviso su un tavolo e in pochi giorni prolifera con sorprendente rapidità. Poi i libri invadono i divani, occupano gli scaffali, le testate dei letti, i comodini…Come un esercito vittorioso, conquistano gli armadi a muro, le credenze, le ceste di vimini dove dormono i gatti.”
No, non penso che i libri siano ingombranti. Tuttavia è certo che possiedono una certa smania di conquista. Un po’ come un esercito vittorioso, direi. Se adesso mi guardo intorno mi vedo circondato di libri. La parete di fronte a me e quella a destra sono coperte di scaffali. Ne vedo due mucchi per terra, di fianco a una poltrona, sulla mia scrivania, in un piccolo schedario qui alla mia sinistra… I libri finiscono per prendere possesso delle stanze, dei corridoi, dei divani…ma io adoro vivere circondato dai libri. Anni fa, quando mia moglie ed io cercavamo casa facevo particolare attenzione se nelle case che vedevamo c’erano libri oppure no, e quanto spazio delle nuove pareti avrebbero occupato i nostri.
Secondo Lei, in un prossimo futuro i libri di carta potranno davvero essere sostituiti da strumenti tecnologici come ad esempio gli e-reader?
Sono certo che gli e-reader saranno sempre più popolari; tuttavia credo anche che l’esistenza degli e-book non dovrebbe essere esclusivista. Mi riferisco al fatto che l’ideale sarebbe la coesistenza di entrambi i supporti: i libri elettronici ed i tradizionali e, se ho fretta, i tablet e i cellulari. Così ci saranno lettori che preferiranno un supporto, mentre altri l’altro supporto. Io non ho mai rifiutato la tecnologia, ho una pagina web, un blog, la fotocamera digitale, il telefono con la connessione web…tuttavia non riesco ad immaginarmi mentre leggo certe cose in un e-book. Sono altrettanto sicuro che ci sia una parte della lettura – quella che ha a che fare con il toccare la carta, la pagina, con l’odore dell’inchiostro, gli angoli piegati, le annotazioni – che si perderanno irrimediabilmente con la tecnologia.
Nel testo dice che ogni libro arriva al momento giusto: “Come per le persone, anche per incontrare i libri c’è un momento giusto, che talvolta dobbiamo imparare ad aspettare. E’ un po’ come le tessere di un puzzle, che possono combaciare solo in quel determinato punto e non altrove, a dispetto di tutti i nostri sforzi.”
Certamente sì. Ci sono libri che al momento abbandoniamo e che leggiamo con entusiasmo anni più tardi. Non ho mai creduto nella lettura mortificante. Se un libro non mi piace, lo lascio lì. Alcuni, tra i libri che abbandono, li riprendo in mano dopo tempo, a volte solo per abbandonarli nuovamente e a volte, invece, per leggerli tutto d’un fiato sino alla fine. Quel che conta è sapere con che libri vale la pena insistere.
Come accorgersene? Cosa si sente quando siamo davanti ad un libro scritto “per noi”?
Credo che non ci siano dubbi. Ci sono libri nei quali troviamo risposte a domande che nemmeno eravamo consapevoli di esserci posti. Credo che questi siano i libri scritti per noi.
Mi piacerebbe sapere che consigli darebbe a chi, oltre che a toccare e leggere i libri, vuole accostarsi alla scrittura?
Il passo dalla lettura alla scrittura è un passo a volte naturale, a volte no. In ogni caso credo che anche la lettura, per un certo verso, sia un modo di creare. Il lettore ci mette molto di sé quando legge un libro. Per questo lo stesso libro può essere letto in maniera completamente diversa da lettori differenti.
Prima di salutarLa un’ultima richiesta: nel testo ricorda l’importanza delle dediche, ne può fare una speciale per Amanti dei Libri?
Qualche giorno fa sono stato a Roma con Gianrico Carofiglio; mi ha scritto una delle dediche più belle che mi abbiano mai fatto. E’ una frase di Chesterton che dice: “Le favole non dicono ai bambini che i draghi esistono. Questo nessun bambino lo crederebbe. Le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti”. Mi è piaciuta la frase. Credo renda molto bene il mondo dell’immaginazione, delle storie. Spero non importi né a Carofiglio, né a Chesterton.