
Abbiamo incontrato Franco Matteucci, autore e sceneggiatore di gialli in cui il protagonista è l’ispettore Marzio Santoni detto Lupo Bianco. Delitto con Inganno è il quinto libro di questa serie avvincente di romanzi del “giallo all’italiana”.
Da dove nasce l’idea di Delitto con Inganno? E quanto tempo ha preso la stesura del romanzo?
Il quinto episodio della serie dell’ispettore Marzio Santoni detto Lupo Bianco nasce dall’idea di raccontare un aspetto che molti lettori mi avevano suggerito di fare: narrare le vicende di un giovane Santoni, ancora adolescente e capire le motivazioni che lo hanno portato a intraprendere la carriera del poliziotto fino a diventare un noto detective. La stesura ha richiesto un anno d’intenso e totale lavoro.
Nel romanzo si parla di plurimi omicidi avvenuti in un piccolo paesino di montagna nel centro Italia a distanza di diversi anni. Può dirci qual è il nesso tra la trama e il titolo: Delitto con Inganno?
La scomparsa della giovanissima Clara Meynet avviene attraverso un inganno. La ragazza cadrà nella trappola che le ha teso il suo rapitore. Un raggiro dallo sviluppo tragico che peserà sulle vicende del romanzo.
Mr. Coccoina resta un’incognita per tutto il romanzo. Possibile che con tutte le telecamere di sorveglianza di cui si parla, non siano mai riusciti ad identificarlo?
Vede come la realtà talvolta sfugge agli occhi elettronici? E non solo nei gialli…
L’omertà e il “vociare” dei piccoli paesi, ancora oggi, sono una risorsa o una minaccia/ostacolo per la polizia?
L’omertà, anche involontaria, in un paese nasce spontanea quando accade qualcosa di grave che coinvolge la comunità. Si preferisce avere poco a che fare con la polizia per evitare rogne. Soprattutto quando una località dipende economicamente dal turismo.
Sta già lavorando ad altri progetti di scrittura o sceneggiatura?
Per adesso riposo, poi vediamo. Certo sarà difficile rinunciare a un altro appuntamento con Lupo Bianco. E dovrà essere annuale.
Per favore lasci un messaggio per i suoi lettori.
Sicuramente i nostri lettori amano i libri e la lettura. Se potessi chiederei loro di attivarsi nel proprio ambiente come fanno i missionari, cercare di convincere gli amici e i colleghi che leggere aiuta a crescere anche in un’azienda. E’ più facile che venga scelto un giovane che sa parlare un buon italiano e che ha la mente aperta piuttosto a uno che conosce tutte le 60 parole necessarie per gestire Twitter… Grazie.
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