Autore: Maurizio De Giovanni
Data di pubbl.: 2022
Casa Editrice: Einaudi
Genere: giallo
Pagine: 280
Prezzo: € 19,00
È valsa la pena aspettare cinque lunghi anni per incontrare di nuovo il commissario Luigi Alfredo Ricciardi, Barone di Malomonte, in una Napoli del 1939 nella quale la dittatura fascista si è ormai insediata a pieno titolo.
E cinque lunghi anni sono passati anche per i protagonisti della meravigliosa saga di De Giovanni, ma non si è spento né acquietato il dolore di Ricciardi per la perdita dell’amatissima moglie Enrica. La cerca nel luogo amato da entrambi, il suo personale ‘caminito’; le parla continuamente perché la sente vicina, una presenza che lo protegge e gli sorride. Gli resta Marta, sua figlia, così simile alla madre, così saggia e intelligente, pupilla della contessa di Roccaspina, Bianca Borgati, che ne cura l’educazione con vera gioia. Accanto al commissario, arcigna e onnipresente, ritroviamo Elide, e poi il brigadiere Maione, il dottor Bruno Modo e Bambinella che appare in un perfetto cameo finale.
Intanto a Napoli è sbocciato un aprile dolce e ingannevole. Accade così che il vecchio maestro Caputo – goloso di nespole che trova in un boschetto abbandonato – scopra due cadaveri: sono un ragazzo e una ragazza, stavano facendo l’amore e qualcuno li ha brutalmente uccisi nel momento della passione. Nessun documento o oggetto che li identifichi. Il commissario Ricciardi viene chiamato a indagare e ben poco gli dicono le frasi pronunciate dalle apparizioni fantasmatiche dei due giovani – il Fatto, che lui solo può vedere e che rappresenta la sua condanna – mentre resta sorpreso dalla reazione del dottor Modo alla vista del volto dell’uomo, quasi costui lo avesse riconosciuto. Ma ancora non basta. Modo insiste sulla concreta possibilità che quello sia un delitto politico, eseguito dalle squadracce fasciste, senza però spiegarne il motivo, almeno all’inizio. Nel frattempo, si apprende l’identità del giovane: è Paolo Parodi, primo ufficiale sul mercantile genovese Rosanna ormeggiato nel porto di Napoli. La ragazza invece resta un mistero finché il maresciallo dei carabinieri di Portici, Scognamiglio, non viene a Napoli con informazioni preziose per Ricciardi.
Ci fermiamo qui e lasciamo ai lettori il piacere di scoprire, pagina dopo pagina, una storia complessa e piena di luci ingannevoli. Una storia alla quale si sovrappongono, come sempre, le vicende personali non solo di Ricciardi, ma degli altri personaggi. Di Maione, ad esempio, che dovrà combattere una battaglia non da poco per non perdere la figlia adottiva Benedetta. O di un altro personaggio fuggito in America Latina e di cui solo alla fine si scoprirà l’identità. Nel mezzo e tutto intorno, una Napoli in tumultuosa trasformazione con vecchi palazzi e strade che scompaiono per far posto al Nuovo che avanza. Una Napoli che non perde però le sue radici, i suoi profumi e la sua identità, che ci viene incontro nella gloria di un aprile delicato e crudele.
E De Giovanni, nel suo raccontare, ci appare come il cantante di tango descritto in una pagina del libro:
“…Il tango è qualcosa di diverso: è «un pensiero triste che si balla».
…
– E questo come incide, sul cantante?
– Incide enormemente. Perché il cantante è quello che deve unire le due parti, la musica e la poesia. Sta al cantante, alla sua interpretazione, legare le cose e amalgamarle.” (Pag. 212)
Con Caminito, Maurizio De Giovanni ha di sicuro trovato l’amalgama perfetto tra prosa e poesia.