Autore: Elizabeth George
Data di pubbl.: 2022
Casa Editrice: Longanesi
Genere: giallo
Traduttore: Sara Crimi, Laura Tasso
Pagine: 628
Prezzo: € 22,00
Ventunesimo titolo della saga che vede come protagonista l’ispettore di Scotland Yard Thomas Lynley, nato dalla prolifica penna della scrittrice statunitense Elizabeth George, Qualcosa da nascondere affronta un tema duro e difficile da comprendere per noi occidentali ‘civilizzati’: l’infibulazione. Pratica ancora in uso in paesi come il Sudan, la Somalia e la Nigeria, l’infibulazione – la rescissione del clitoride – viene considerato un mezzo per purificare la donna prima del matrimonio, per renderla incapace di godere durante l’atto sessuale poiché ella non è altro che un’appendice del maschio al quale spettano ogni onore, servitù, procreazione, cura della casa e dei figli. E tutto la donna deve accettare in silenzio: sottomessa, ignorante e lieta. Questo indicibile orrore viene quasi sempre eseguito prima della pubertà, a volte addirittura su bambine piccolissime così che non ricordino il dolore e non ne comprendano le conseguenze: infezioni dure a guarire nonché la violenza e i mezzi rudimentali con i quali l’operazione è portata a termine. Se ne accorgeranno da adulte, quando sarà troppo tardi per rimediare.
Partendo da questo dato, la George ci racconta una vicenda intricata e avvincente che prende il via in una Londra estiva e contemporanea, stroncata da un’anomala ondata di calore, e che si muove fra gli eleganti quartieri di Chelsea e Belgravia e quei distretti disagiati abitati dalle etnie più disparate, da famiglie sovente integrate solo di nome e mai di fatto. È il caso dei nigeriani Bankole, il padre padrone Abeo, la madre sottomessa Monifa, la piccola Simisole di otto anni e il diciottenne Tanimola (Tani) unico, sembra, ad aver accolto i dettami dell’Occidente tanto da rifiutare l’imposizione paterna di sposare una ragazza nigeriana – infibulata – per la quale il genitore ha già pagato il ‘prezzo della sposa’ e che verrebbe ‘spedita’ in Inghilterra per le nozze. Ma il rifiuto di Tani non genera solo la violenza fisica di Abeo contro figlio e moglie. Al fine di recuperare i soldi spesi, Abeo pretende che la piccola Simi venga ‘operata’ di corsa per essere a sua volta rivenduta come moglie.
L’infibulazione in Inghilterra non solo è proibita, ma punita con il carcere alimentando in questo modo un lucroso mercato di cliniche clandestine e singole ‘tagliatrici’ che svolgono l’incarico nel silenzio omertoso di una parte della comunità di colore. Contro di loro opera da tempo un’agente sotto copertura della polizia londinese, Teodora ‘Teo’ Bontempi, nigeriana e figlia adottiva di una coppia Franco-italiana. Si muove usando il suo nome di nascita, si veste con abiti tradizionali ed è in contatto con un’organizzazione – Orchid House – creata da un’altra nigeriana, l’imponente e implacabile Zawadi, il cui scopo è salvare le bambine destinate a essere tagliate. Con la stessa organizzazione entra in contatto anche Deborah St. James, rinomata fotografa, per la creazione di un video contro l’infibulazione da utilizzare nelle scuole. Incontrerà Teo senza sapere chi veramente sia la giovane donna e avrà un ruolo di rilievo nell’aiutare l’ispettore Lynley e i suoi sottoposti, Barbara Havers e Winnie Nkata, a scoprire chi, come e perché ha provocato la morte di Teo e nel salvare Simi, sua madre Monifa e il fratello Tami dalla spietata persecuzione di Abeo.
Questa, in breve, la storia e alcuni dei personaggi principali accanto ai quali se ne muovono molti altri, ciascuno assai ben descritto e presentato dalla George, in un contesto multietnico e in una Londra davvero insolita per clima e luoghi visitati dal romanzo. La George possiede un tocco speciale nel raccontare una storia di mutilazioni e prevaricazioni senza scivolare mai nell’orrore, una grande abilità nel mescolare la trama gialla, impeccabile, con le vicende personali dei principali attori rendendoli umani e accattivanti nelle loro debolezze e mancanze. E per finire un’innegabile capacità di scandagliare il difficile rapporto fra bianchi e neri affrontando il tema del razzismo e delle segregazione, entrambi non sempre a carattere unidirezionale.