Autore: Javier Marias
Casa Editrice: 2022, Einaudi
Genere: Romanzo
Traduttore: Maria Nicola
Pagine: 590
Prezzo: € 22,00
Tomás Nevinson è un romanzo denso, complesso, articolato su più piani narrativi e ricco dei temi amati da Javier Marías: il tempo e il suo inesorabile scorrere; la morte, del singolo individuo o di gruppi; se alcune scelte nel corso della vita siano o meno ineluttabili; la credulità e la fiducia; i segreti inconfessati e inconfessabili che ciascuno porta dentro di sé e che determinano l’ampiezza e la qualità di una personale impostura. Perché impostori lo siamo un po’ tutti, nel nostro credere di essere in un modo mentre non lo siamo affatto, nel nostro presentarci al mondo con un volto che è solo una sapiente maschera per celare la nostra vera natura, nella narrazione distorta e fasulla delle nostre esistenze. Forse non per tutti, ma per molti sì.
La storia è presto detta. Tomás Nevinson – che abbiamo conosciuto nel precedente libro di Marías, Berta Isla con il quale, sostiene l’autore, forma un dittico e non ne rappresenta il seguito – dimessosi dal servizio attivo come agente dei servizi segreti inglesi, viene richiamato sul campo dal suo antico capo, Bertrand Tupra, uomo dai cento nomi e cento facce. L’incarico, ambiguo come la personalità che lo chiede a Tupra come un favore, è recarsi in una cittadina del nord-ovest della Spagna e scoprire quale fra tre donne che abitano lì sia una terrorista ‘in sonno’ dell’IRA data in prestito all’ETA, che si suppone abbia partecipato, dieci anni prima, ad alcuni sanguinosi attentati in Spagna e che presto potrebbe tornare operativa con esiti terribili.
Tomás accetta un tantino a malincuore: è tornato a Madrid da qualche anno, sta cercando di ricostruire il rapporto con la moglie Berta dopo una lunghissima separazione, però è anche un uomo ancora giovane e forse ha nostalgia dell’azione, del fiotto di adrenalina e del pericolo che un tempo hanno caratterizzato la sua vita. Tupra lo convince che una volta compreso quale delle tre sia quella giusta, la cosa si concluderà con un arresto e non ci saranno conseguenze. L’opzione violenta viene contemplata solo come ultima ratio e Tomás si fida del suo ex capo con quali risultati saranno i lettori a scoprirlo, così come scopriranno il resto della storia.
Qui, ciò che interessa, ritengo, non è tanto la trama in sé, quanto il modo in cui Marías spinge Nevinson a raccontarla, saltando dalla prima e alla terza persona quando a farsi avanti è l’altra identità indossata da Tomás: il signor Centurión, insegnante di inglese nel liceo della cittadina del nord-ovest. È quello che lui pensa, vede e immagina; l’ambivalenza del suo sentire nei confronti della professione che si è scelto, di ciò che si è visto costretto a compiere durante le missioni e se ne sia valsa la pena – tornano, martellanti, le parole di Lady Macbeth: tutto è stato speso, nulla si è ottenuto. Sono le inevitabili considerazioni su terrorismo, fanatismo e guerre – e in questo senso, benché scritto nel 2020, questo libro ha toni profetici.
Nevinson/Centurión, per la prima volta nella sua lunga carriera di agente segreto, deve confrontarsi con, e forse uccidere, un avversario di sesso femminile, proprio lui al quale per educazione è stata inculcata la regola che ‘le donne non si toccano nemmeno con un fiore’. E mentre si sforza di capire quale delle tre signore sia la terrorista Maddie O’Dea sotto mentite spoglie, la dolcezza e la lentezza della città di Ruán e del suo fiume lo avvolgono e srotolano fra lui e il compito da portare a termine un velo anestetico, sprofondano Tomás nei ricordi del passato, in considerazioni sull’utilità del suo lavoro di ‘sentinella’ a difesa di un’umanità ignara dei complotti orditi dalle potenze nemiche, in un argomentare sul trascorrere ineluttabile del tempo che lungi dal sommarsi a ciò che è stato o non è stato, fluisce inarrestabile e annulla la memoria. E infine, quando tutto sarà stato speso senza nulla ottenere e l’orrore previsto tornerà a ripetersi – l’ennesimo attentato terroristico in Irlanda – sarà di nuovo Tomás rientrato a Madrid a dire:
“La storia non viene insegnata, o la si insegna in modo tendenzioso e travisato, e quella recente viene semplicemente occultata, per evitare che infanghi i vivi che ne sono stati protagonisti; così è molto facile dimenticare ed è ancora più facile ignorare.” (Pag. 574)
Partendo da uno spunto e da una trama all’apparenza esili o addirittura scontati, Marías costruisce un possente affresco di sconvolgente attualità e profonda indagine psicologica che affascina e coinvolge, commuove e diverte. Un romanzo da leggere con la dovuta lentezza e sul quale meditare.