Autore: Michele Forneris – Luca Leoncini
Titolo: Il mio non è un viaggio
Casa editrice: Compagine
Anno di pubblicazione: 2012
Pagine: 272
Genere: Romanzo
Prezzo: € 14
Tutto parte da un casuale incontro in chat tra il quarantenne Marco e Andrea, ventenne e gay alla ricerca di serenità. I fatti e la vita dei personaggi rivivono attraverso il racconto stesso e gli spezzoni di ricordi che riaffiorano e contribuiscono a definire il quadro di due percorsi differenti ma per certi versi affini. Le domande che Andrea fa a Marco aiutano questi a riprendere in mano cose ormai messe da parte. Spinti dalla curiosità e da un’innata e talvolta contraddittoria voglia di autoaffermazione, i due spesso si trovano a sfondare le barriere del proprio io che li ingabbiano all’interno dei rispettivi contesti sociali. “Mi faceva uno strano effetto ricevere messaggi da uno sconosciuto: parole dallo spazio ignoto, da una voce mai ascoltata, da luoghi mai visti. Eppure parole vere, intime, calde, forti, piene di promesse” (pag. 11).
Il titolo trae spunto dalla prima frase che Andrea (Raaul84 su chat) scrive a Marco: “Il mio non è un viaggio. Io mi sposto e mi muovo perché non so stare fermo” (pag. 7). Andrea parla delle proprie paure e dei rapporti problematici con la famiglia, del sesso con altri ragazzi e di speranze che sembrano illuse ancor prima di spiccare il volo. Marco parla delle sue amicizie (alcune di lunga data come quella con Max, anche lui gay), del lavoro e di rimpatriate finendo spesso a riecheggiare ciò che lui aveva vissuto da giovane. Temi forti su cui dibattono e si raccontano in modo schietto (Marco sempre riconoscibile per una maggior pacatezza e maturità nell’esposizione) sono gli amori concilianti e gli amori non corrisposti, gli amori superficiali e gli amori traditori. Ma non solo, perché Marco e Andrea si confrontano anche sulle esperienze e sulle attese professionali, sul valore dell’amicizia e sul significato dell’attaccamento a qualcuno.
L’architettura del libro è particolare, mescola differenti forme narrative: si alternano curiosi botta e risposta via chat (la moderna corrispondenza epistolare) a un flusso di pensieri più omogeneo per bocca di Marco e, ancora, a lunghi monologhi che all’inizio appartengono di più ad Andrea. Tutto ciò, se da una parte contribuisce a dare brio al racconto e a incastonare tasselli di passato e di pensiero laddove altrimenti risulterebbe difficile, dall’altra rischia di minare l’attenzione del lettore che può sentirsi in bilico tra poli opposti. Il gioco tra le due voci comunque riesce bene: merito dei due autori che realmente si sono incontrati su internet.
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