
Autore: Paolo Fiore
Data di pubbl.: 2017
Casa Editrice: Manni editore
Genere: Narrativa
Pagine: 256
Prezzo: 18 €
Cos’è che ci distingue sostanzialmente dagli altri? Potremmo rispondere così: il nostro nome. Se l’inizio e la fine sono uguali per tutti, ciò che caratterizza il percorso che si interpone tra nascita e morte è il nome che portiamo. Le nostre azioni non sono uniche e irripetibili, anzi, si condensano sempre allo stesso modo e impattano contro il muro della realtà, che separa l’universo delle intenzioni dalla quotidiana tirannia dell’apparire.
Partiamo dunque da questi presupposti e poniamoci un’altra domanda: è libero chi accetta il proprio destino o chi lo combatte tenacemente? Su queste coordinate si muove Solo sabbia tranne il nome di Paolo Fiore, romanzo dal sapore filosofico, che si scaglia contro la contemporaneità. Lo scrittore di Fondi crea un personaggio complesso e lo chiama Marco. È uno studente universitario, attratto come pochi dal sapere. La sua sete di conoscenza in alcuni casi potrebbe irritarci, perché è sospinta da quel presuntuoso bisogno di giungere a una risposta unica e definitiva.
Questo Des Esseintes contemporaneo, così preso dalla sua tesi di laurea, in cui vuole sintetizzare la vastità del pensiero… la vacuità della gioia… è attratto dal quadro di Paul Klee, Angelus Novus, l’angelo della storia che appare in particolari circostanze, forse quando un ciclo si è concluso e un altro è pronto a iniziare. Ma tra un’era e l’altra ci sono le rovine e queste vanno spazzate via. Ma l’opera di Klee fu anche l’ossessione del filosofo Walter Benjamin, secondo cui, il progressivo cammino dell’umanità è la somma delle macerie lasciatesi alle spalle. In poche parole, l’uomo edifica sulle rovine.
Pertanto, costruire su ciò che il tempo ha demolito vuol dire infettare con il passato ciò che pretendiamo sia nuovo. Riusciremo, quindi, a dar vita a qualcosa di unico e irripetibile? Forse sì, ma questo lavoro è possibile solo nella nostra dimensione intellettuale, laddove le reminiscenze padroneggiano e ci riconsegnano all’eternità.
Marco è quindi un antieroe moderno che si scontra con la dura realtà della contemporaneità, nella quale ogni immagine è confezionata ad hoc per essere consumata, digerita, espulsa e riciclata. Anche i personaggi che Fiore gli ha affiancato sono sintesi di contraddizioni; essi infatti non cercano una verità propria, ma si accontentano di quella rivelata. Questo conformarsi alla quotidianità porta al suicidio dell’esistenza. Marco crea quindi il suo Universo attraverso la parola, un po’ come ha fatto Dio… logicamente, nonostante i suoi sforzi, il giovane studente non potrà mai davvero dar forma a un nuovo cosmo, ma solo idealizzarlo per non soccombere al già-qui-immutabile.
Un romanzo innovativo quello di Fiore, che con sobrietà è riuscito a farci percepire quel già-detto, dono ingombrante del passato, di cui non possiamo sbarazzarci.