
Data di pubbl.: 2025
Pagine: 316
Prezzo: € 19,00
Non un bello spettacolo per la giovane magistrata Rosa Spini vedere il suo primo cadavere, quello della diciassettenne Jasmine Faizal martoriato da un gran numero di coltellate, riverso accanto al lavatoio del paese. Ma tant’è, questo è il lavoro che ha scelto di svolgere perché giustizia e verità si affermino. Poco più che trentenne, Rosa ha molte cose che le remano contro: una madre, la celebre avvocata civilista Lorella piena di amici influenti, dalla quale non si è mai sentita amata o apprezzata; un devastante senso d’inadeguatezza e di solitudine; un vuoto interiore che l’ha condannata alla bulimia, terribile disturbo alimentare; l’essere sopravvissuta alla strage del Bataclan a Parigi, quattro anni prima. Strage in cui ha perso la vita la sua migliore amica, una morte della quale Rosa si sente colpevole senza esserlo e dalla quale stenta a riprendersi. Ecco perché l’indagine sull’omicidio di Jasmine contiene un elemento in più di difficoltà: doversi confrontare con il mondo degli emigrati musulmani in Italia mantenendosi lucida e distaccata. Certo, accettando l’incarico in quel paese sul lago, Rosa non immaginava che questo accadesse. Tutto quello che desiderava era prendere le distanze dal recente passato e dalla madre incombente, tornare a vivere nella casa della nonna Jolanda, ormai morta. Forse l’unica casa in cui si era sentita felice e amata. Ma così non è stato e ora, affiancata dal maresciallo della polizia giudiziaria Mario Locatelli e dal capitano Sebastiano Gennasi dovrà capire chi e perché ha voluto la morte di quella bella ragazza, in Italia con la famiglia da otto anni dopo un periodo in Francia. C’è un fidanzato italiano da ascoltare, il barista Alessandro Corsi, di ventitré anni; un’amica, forse l’unica, Emma, figlia della libraia del paese. E la famiglia di Jasmine, naturalmente, i Faizal: il padre Fareed, la madre Amira e il fratello maggiore, il silenzioso ed enigmatico Ahmed. Nessuno di loro aveva accettato che Jasmine si sentisse integrata, che sognasse un futuro lontano da lì, magari gli studi universitari a Milano e una vita con Alessandro. Ma Jasmine era una brava ragazza? Difficile da capire, i pareri contrastano e tocca a Rosa arrivare alla verità sgombrando il campo da dicerie e pettegolezzi, mentre la stampa, i social e lo stesso procuratore capo Giorgio Conti, tanto amico di sua madre, finiscono per darle addosso quando lei sceglie di seguire un suo personale percorso d’indagine. Dalla sua parte si schierano il medico legale Barbara Bruni – con lei condivide un dolore passato e la lotta contro la bulimia – e il giornalista locale del Corriere della Sera Gualtiero Berna. Rosa arranca, a tratti vorrebbe mollare tutto, ha la sensazione che il passato torni a perseguitarla, è afflitta da incubi e malesseri. Finché, proprio dal passato, qualcuno ritorna davvero nella sua vita. Lentamente, Rosa capirà di dover scegliere: essere figli della luce o delle tenebre? Combattere o abbandonarsi all’oscurità e al silenzio?
Maria Elisa Gualandris spinge noi lettori lungo un percorso non facile per la complessità degli argomenti trattati, ma lo fa con mano salda e maestria, costruendo un solido poliziesco e una figura femminile, Rosa Spini, che suscita la nostra commozione e comprensione per il difficile compito di sopravvivere a un devastante evento traumatico mantenendo, nel contempo, lucidità e raziocinio che mai devono mancare nel lavoro di un magistrato.