
Data di pubbl.: 2024
Traduttore: Tommaso Scarano
Pagine: 189
Prezzo: €14,00
Il ciclo di incontri da cui trae origine Sette sere (appena pubblicato da Adelphi) ebbe luogo tra il primo giugno e il tre agosto 1977 presso il Teatro Coliseo di Buenos Aires.
I testi furono pubblicati su un quotidiano. La prima volta uscirono pubblicati in volume nel 1980 presso il Fondo di Cultura Ecónomica di Città del Messico, riveduti e corretti dallo stesso Borges.
Adesso scorrendo l’edizione italiana il pensiero multiforme del grande scrittore argentino ci travolge con la sua lucidità e profondità.
Sette saggi per sette conferenze in cui Borges spazia come sa fare solo lui nel mondo della conoscenza.
Nella prima conferenza lo scrittore spiega il suo grande amore per Dante e per la sua Commedia.
Qui ne evidenzia gli aspetti più rilevanti: l’uso efficace della prima persona, l’intensità della scrittura, la delicatezza dello sguardo del poeta, la ricchezza e l’originalità delle immagini, l’intonazione e la musicalità del verso.
«La Commedia è un libro che tutti dobbiamo leggere. Non farlo significa privarci del dono più grande che la letteratura può offrirci, significa condannarci a uno strano ascetismo».
Per Borges la Divina Commedia è il libro che non smette di accompagnarlo e lui sa che l’opera di Dante durerà oltre la sua veglia.
Interessante le sue considerazioni sull’incubo e il sogno raccontate nella seconda conferenza.
Per Borges i sogni sono il genere; l’incubo la specie e il mondo una realtà illusoria.
Lo scrittore racconta i suoi incubi e quelli della letteratura proprio come aveva fatto nel Libro di sogni, restando sempre sospeso nella dimensione del sogno che può sembrare la forma perfetta dell’incubo.
«E se gli incubi fossero strettamente soprannaturali? Se fossero crepe dell’inferno? Se durante gli incubi fossimo letteralmente all’ inferno? Perché no? È tutto così strano, che anche questo è possibile».
Borges si congeda dal suo pubblico con queste domande, insinuando dell’incubo il suo mistero sinistro.
Il buddhismo, la poesia, la Cabbala, la cecità, la poesia e Le mille e una notte, questi sono i temi che Borges tratta nelle altre conferenze.
Tutte questioni che hanno a che fare con la sua scrittura e il suo pensiero, che troviamo nei suoi libri e nelle sue conversazioni.
Per Borges la poesia è l’incontro del lettore col libro, è la scoperta del libro. Per apprezzare la poesia bisogna essere sensibili, troppo sensibili. Perché è il sentire la vera dimensione della poesia: «Ci sono persone poco sensibili alla poesia; generalmente si dedicano a insegnarla».
Borges non si azzarda a definire la poesia, anzi luì dirà sempre che è un fenomeno misterioso e non ha bisogno di essere spiegata o insegnata.
La poesia è sempre qualcosa che si sente o non si sente.
Borges è stato sempre poeta, continuamente sotto assalto della poesia, lui l’ha sentita veramente soprattutto nella condizione di cecità, che nell’elogio delle ombre lui ha sempre considerato come un modo di vivere, un modo non del tutto infelice.