Spazio per la tavola e la buona cucina al Salone del Libro di Torino: tra i tanti eventi che hanno stuzzicato il palato abbiamo gustato la compagnia di Fabio Picchi, chef di origine fiorentina che ci ha deliziato con la sua parlata irresistibile e il suo modo di fare schietto e sincero. “Un vero artista della cucina, che mette le arte in tutto quello che fa, dalla cucina alla lirica”. Così è stato presentato al suo affezionato pubblico il cuoco e proprietario del ristorante “Il Cibreo” di Firenze, fondatore dell’Associazione Culturale Teatro del Sale che dal 2009 edita il mensile “L’Ambasciata teatrale”.
Un uomo, Fabio Picchi, che ha fatto della semplicità del cucinare la sua bandiera, che invita a cucinare per riscoprire il piacere dello stare insieme, per gustare la semplicità delle piccole cose in un panino con burro e acciughe condiviso con qualcuno a cui si vuole bene, costruendo un mattoncino della nostra memoria collettiva. I suoi piatti, in cui l’alta cucina si traduce nella ricerca di prodotti buoni e della propria terra, richiedono un coinvolgimento dell’anima e così tra un assaggio di pane tostato intinto nell’olio buono e un delizioso crostino sormontato da una generosa dose di paté profumato da un “nonnulla” di rosmarino, ecco che la mente si abbandona e volando sulle pagine di un libro, che non è solo un libro di ricette, permette di cogliere la vera bellezza e la semplicità di un piatto cucinato con amore, ingrediente fondamentale di un sicuro successo.
L’autore non dimentica il periodo difficile che tutti stiamo attraversando, ma invita a fuggire dalla “ikeizzazione” del cibo che uniforma i sapori e cancella aromi e sensazioni. Dallo scambio di “sapienze” sul blog de “Il fatto quotidiano” nasce questo libro, che ci accompagna a conoscere e riscoprire le materie prime anche a basso costo e a dare nuova vita agli avanzi, creando ogni volta un piatto che dona emozioni sempre nuove.
