Gianrico Carofiglio ha presentato l’11 maggio al Salone di Torino con l’amico Piero Dorfles il suo ultimo romanzo “Il silenzio dell’onda”. La chiacchierata tra i due scrittori davanti alla Sala Gialla gremita ci ha consegnato l’idea di un libro multiforme, nel quale molteplici personaggi, registri e piani della narrazione si intrecciano. Ci sono Roberto, un maresciallo dei carabinieri in cura da uno psichiatra, Giacomo, un bambino che scrive un diario, una donna ritrovata, Emma e il cane Scott. Sentimenti e passioni diverse coinvolgono i protagonisti, accomunati dal bisogno di riscoprire il senso della vita.
Dopo la presentazione abbiamo incontrato l’autore: fuori dalla fiera, seduti su un muretto, il caldo si faceva sentire anche in tarda serata nella Torino di quei giorni, ma abbiamo cercato di scivolare con le parole all’interno di questa storia intrigante e introspettiva e ci siamo fatti raccontare qualcosa del suo libro e più in generale della sua filosofia.
La prima domanda riguarda il titolo: come mai “Il silenzio dell’onda”?
L’onda del titolo è al tempo stesso un’onda reale, quella della giovinezza del protagonista, che faceva surf in California, e anche un’onda metaforica, di cui parla lo psichiatra ad un certo punto, utilizzando questa figura per descrivere il senso dei cicli dell’esistenza: a volte uno finisce sotto e quando si è sotto bisogna avere la saggezza di aspettare che l’onda passi senza agitarsi eccessivamente, altrimenti può diventare ancor più problematico. E’ un ossimoro: normalmente l’onda non è silenziosa.
La saggezza è un elemento che compare spesso nelle sue opere. Ad esempio lei ha pubblicato nel 2010 una raccolta di racconti dal titolo “Non esiste saggezza”: che rapporto ha con essa?
Ho un legame un po’ complesso con la saggezza e non mi posso definire saggio. In generale sono incline a fare fesserie, ma riesco a distinguere le fesserie ordinarie da quelle catastrofiche: direi che questo è il mio rapporto con la saggezza.
Tornando al suo ultimo libro, esso è caratterizzato dalla complessità di personaggi e tematiche e dal rapporto dei protagonisti con il senso della vita. Come è nata una storia così multiforme?
Il romanzo nasce come spunto originario dall’idea di un ragazzino che ogni giorno narra nel suo diario i propri sogni e le proprie inquietudini: in questa scrittura è difficile distinguere la fantasia dalla realtà.
Attorno a questa idea si sono sviluppati anche i personaggi degli adulti, che erano accessori e poi si sono presi il loro spazio. Però mi sento di dire che, anche se la storia del ragazzino è quantitativamente minore, in realtà rimane è al centro di tutto.
Una scena particolarmente importante nel libro è quando il protagonista, Roberto, maresciallo dei carabinieri entra per la prima volta in una libreria: come mai ha deciso di parlare della scoperta della lettura?
Io parlo sempre del rapporto con i libri nei miei romanzi, finora di solito raccontavo di personaggi che avevano dimestichezza con i libri, li amavano, li leggevano o li desideravano leggere. In questo caso invece, vista la particolarità dell’idea originaria, un maresciallo che entra in analisi, mi piaceva cimentarmi con un personaggio che i libri non li aveva mai letti e li scopre. Era ed è stato, spero, un modo diverso e nuovo per accostarmi a questa tematica.
A questo proposito le chiediamo a questo punto un messaggio per “Gli amanti dei libri”…
Agli Amanti dei Libri, club al quale anch’io appartengo, dico di stare tranquilli: i libri non finiranno mai!
Leggi anche la nostra recensione de “Il silenzio dell’onda” di Gianrico Carofiglio
Acquistalo scontato su IBS.it, disponibile anche in ebook!