WALTER VELTRONI “INCONTRA” ENRICO BERLINGUER
Solitamente sono i libri a diventare dei film; nel caso di Quando c’era Berlinguer assistiamo al percorso inverso.
Il nuovo saggio di Walter Veltroni, politico e scrittore, ha avuto una genesi contraria: da documentario a bel libro. Dedicato alla figura dell’ex segretario del Partito Comunista Italiano, è stato presentato al Salone del Libro di Torino, insieme con il giornalista Giovanni Fasanella, autore del libro inchiesta “Berlinguer deve morire” e con lo scrittore Francesco Piccolo.
Un evento discriminante nella parabola umana e politica di Berlinguer è l’attentato, per moltissimi anni taciuto e derubricato ad incidente stradale, che l’ex segretario del PCI subì nel 1973 in Bulgaria e sui cui Fasanella ha scritto un libro inchiesta.
Nel film e nel libro, Veltroni ha intervistato vecchi collaboratori, avversari e personaggi legati affettivamente a Berlinguer come Jovanotti. “Se il Pci non ha fatto la fine degli altri partiti comunisti europei è perché all’inizio ha avuto Gramsci e alla fine Berlinguer” ha detto Veltroni. Si può quasi affermare che il comunismo italiano sia finito il giorno dei funerali di Berlinguer nel 1984, una grande manifestazione di popolo. “Ho voluto restituire a Berlinguer la sua grandezza di innovatore coraggiosissimo anche sul piano delle relazioni internazionali” ha proseguito l’autore. Il leader del PCI prese in mano le redini del partito al 25% e lo portò al 34%. “Senza memoria ci viene meno voglia di futuro – ha concluso Veltroni – recuperare la memoria non è nostalgia e non ho certo nostalgia per la politica della Prima Repubblica; la politica è meravigliosa, è missione civile. Berlinguer l’ha incarnata pienamente, scegliendo di terminare il suo ultimo comizio perché gli altri erano più importanti, anche se si rendeva conto di stare molto male”.