Salone del libro – L’attualità politica di Italo Calvino: La Giornata di uno scrutatore

Ancora oggi, a cinquant’anni dalla sua pubblicazione, La Giornata di uno scrutatore di Italo Calvino continua a far discutere, proprio come hanno fatto Mario Barenghi e Luciano Canfora in sala blu, venerdì 17 maggio. 

Emerge, innanzitutto, che questo romanzo sia uno scritto dolorosamente politico, un libro di riflessione tormentata, di crisi che racconta una vicenda che si svolge il 7 giugno 1953: le elezioni, Calvino le racconterà dieci anni dopo. Il romanzo uscirà infatti nel febbraio del 1963 in piena campagna elettorale. Un intellettuale comunista finisce in un seggio elettorale all’interno del Cottolengo di Torino. Un magistrale romanzo breve che ci restituisce interrogativi e dilemmi ancora oggi senza risposta.

È un romanzo politico in quanto l’autore nell’anno dell’ambientazione del romanzo era candidato per il partito comunista e fa riferimento ad eventi da lui realmente vissuti, infatti nel 1953 e nel 1961 Calvino si era trovato proprio all’ospedale Cottolengo di Torino, prima come rappresentante di lista, poi come scrutatore.

Il protagonista del romanzo, Amerigo Ormea, è quindi l’alter ego dell’autore. Costui si pone la questione dell’importanza del voto e del suffragio, nel periodo della discussa legge truffa quando anche un solo voto faceva la differenza. Amerigo è però anche un bersaglio dell’autore. Egli si sente in trappola in quel luogo e in quel tempo.

Infatti questo scritto potrebbe essere chiamato “saggio sul suffragio universale”, eppure il senso politico dell’opera di Calvino è seminare dei dubbi. In questo libro si comincia a parlare di politica e si arriva a parlare di molto altro: dell’uomo nella sua totalità. L’autore mette a fuoco anche il ruolo della città giocando intorno alla parola greca polis, comune sia alla parola città sia alla parola politica.

Il finale sarà tuttavia positivo: una precaria immagine di perfezione, la speranza di un rinnovamento che dalla società possa passare alla lotta politica. Calvino molto spesso propone un radicale cambiamento di prospettiva dopo aver messo a fuoco i problemi e dopo aver provato a guardare le cose da un’ottica diversa.

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