
Pagine: 328
Prezzo: Euro 20,00
“Non si può passare la vita a cercare di imitare la realtà, Non credi?”
Leggere è una passione che continua a crescermi dentro, come una pianta che meglio la poti più ti restituisce, e quando leggo libri come quello di cui racconterò in queste righe, la mia pianta restituisce un sacco di ossigeno, mi rigenera, e mi regala una primordiale bellezza.
Lucia Valcepina ha scritto “Primordiale bellezza”, pubblicato da Dominioni Editore con il marchio DOCU, un romanzo biografico e storico che davvero ossigena, apre porte e finestre interiori per far entrare la storia, l’arte, la bellezza, e dalle quali passano anche venti e bufere.
Incontriamo e conosciamo fra le due grandi guerre del ‘900 Carla Badiali, a Como, dopo l’infanzia vissuta in Francia, e a Como, la protagonista del romanzo costruirà il cuore della sua vita di donna, di artista, di combattente.
“A volte il cielo è una cappa scura e allora bisogna stringersi a chi si ama e individuare un pensiero luminoso cui aggrapparsi.”
Carla viene da un terra scura, nera e i colori del lago la rianimano, le infondono vita ed entusiasmo. Tutto questo si traduce presto nella scelta di entrare al Regio Istituto Nazionale di Setificio, un’istituzione nel comasco, dove presto le viene riconosciuto un talento straordinario che la proietta in un futuro inimmaginabile al tempo, quando nuove nubi nere si affacciano all’orizzonte: il fascismo si va purtroppo affermando, radicando, in tutto il Paese e anche a Como.
“Se la situazione fosse precipitata, se l’Italia fosse entrata in guerra, non avrebbe smesso di andare in cerca di fiori.”
Carla si diploma, entra nei migliori studi di disegno tessile, ha accesso ai maggiori Atelier, dove tradurre in meravigliose opere i fiori che tanto le piace raccogliere nei prati e nei campi. Nello studio di Manlio Rho sboccia in tutto il suo splendore l’arte, la passione, l’amore per il bello della giovane Carla Badiali. Lucia Valcepina sembra averle vissuto accanto, averne respirato gli afflati artistici, per poi raccontarceli in questo testo e rendere viva e magnifica come è stata, Carla Badiali.
“Era difficile sentirsi protagonista di quell’evento, in un luogo che rappresentava il palcoscenico dell’arte per eccellenza e, al tempo stesso, percepire l’attrito sempre più forte con il regime e i suoi linguaggi.”
Cresce il lavoro di Carla, cresce la sua fama, partecipa ad eventi molto importanti quali la Biennale, la Quadriennale, ma cresce devastante anche la guerra dentro la quale ormai il nostro Paese si è drammaticamente invischiato, e ghermisce con la sua rete a maglie fittissime le persone, chi è chiamato al fronte, chi rimane a casa, chi viene deportato, chi muore di fame, tutti. Nessuno può rimanere fuori da questo maledetto gioco al massacro. Carla continua ad andare avanti, non molla anzi, conosce un uomo, e non uno qualunque, quasi sia scritto nel suo destino. Con lui e tanti altri uomini e donne come loro, tra Como e Milano, iniziano quella guerra nella guerra, che però si chiama Resistenza.
“Non ho fatto la resistenza, ho fatto resistenza.”
Siamo nel 1943/44, siamo nel cuore della guerra. Dubbi, incertezze, soprattutto paure assalgono chiunque e in particolare chi come Carla, il marito Sandro e i loro amici e compagni di resistenza hanno più chiara di altri quale sia la parte da cui stare. La tensione è altissima e pervade le persone nella loro totalità, soprattutto quando il trasferimento a Milano diventa indispensabile. A poco a poco, in questa città, molto più grande di Como, i rischi affrontati per aiutare persone in difficoltà, per evitare deportazioni e morti, per affrontare fame e devastazione, i rischi dicevo si trasformano in nuove carcerazioni, e prospettive sempre più cupe: anche Sandro e è catturato, si va verso l’abisso.
La forza di chi rimane fuori, e molto di più di chi è dentro le carceri, è enorme. La speranza vive. La lotta primordiale tra bene e male è vicina al suo apice.
“Del resto, la resistenza di Ginevra, Carla e Lydia non si era fondata sull’ideologia, ma sulla morale, e la morale non era una categoria politica, ma una riposta ai soprusi e alla violenza.”
Questo libro andrebbe ricopiato, a mano, con una matita, perché i solchi di ciò che scriviamo rimangano incisi sul blocco di carta, e ciò che le persone hanno vissuto, subito, vinto e sofferto, rimanga inciso indelebilmente in ciascuno.
Non ho detto della scrittura, del modo di scrivere di Lucia, che mi abbaglia sempre come un’opera d’arte, come il suo essere sempre una persona radiosa, e nello stesso tempo, pur nella drammaticità della storia umana, trasmette forza, speranza e anche una certa serenità.
Buona lettura, buone riflessioni.
Claudio Della Pietà
“L’arte vivrà anche senza di noi. Superba e immortale come la poesia e come la natura, sorriderà sempre sulle nostre rovine. Noi che viviamo questi giorni nefasti, dovremmo cercare di essere uomini prima che artisti. Abbiamo ben altro da deplorare che il silenzio delle muse.” (George Sand)