Autore: Giuseppe Aloe
Data di pubbl.: 2020
Casa Editrice: Rubbettino
Genere: Romanzo
Pagine: 196
Prezzo: 16 €
È la memoria che ci rende vivi, perché senza ricordi non saremmo in grado di posizionarci nel tempo e nello spazio e, soprattutto, senza di loro non potremmo trovare la forza per decidere Il prosieguo della nostra vita. Ma quando questi si accavallano, quando si frantumano e si appiattiscono, cosa diventa la nostra esistenza e quella degli altri?
Ci fa porre questa domanda il libro di Giuseppe Aloe, scrittore calabrese, già finalista al Premio Strega con La logica del desiderio. Un romanzo che scorre nonostante il suo incedere non lineare, ma è proprio nella frammentarietà che “assaporiamo” la drammaticità di un uomo cui viene diagnosticata una “lieve demenza senile che sfocerà presto in Alzheimer”.
Ed eccoci catapultati nei panni del professor Flesherman, lucido e rigoroso studioso di criminologia che, appena apprende il suo triste destino, decide di partire per Berlino per mettersi sulle tracce del cadavere di Rosa Luxemburg. Ma proprio qui, viene a conoscenza della morte dello scrittore Hagenbach, di cui vuol ricostruire la storia… qualunque essa sia.
Ma sarà in grado di ricostruirla?
Quello di Aloe è un romanzo che ci fa attraversare labirintici percorsi mentali nei quali i ricordi si intrecciano. Difficile ricostruire il puzzle, visto che, ogni tessera cambia aspetto e non rivela mai il suo vero “volto”. E pagina dopo pagina, il lettore si spinge negli astrusi ragionamenti di Flesherman, che combatte contro la sua “demenza”, ma anche contro una “metastoria” che si muove tra illusione e realtà.
Lo scrittore calabrese, quindi, fa un po’ come il Borges di Finzioni, in cui “vero e falso”, “sogno e realtà” sono indistinguibili, e un po’ come Modiano, in cui i ricordi sono “indizi” che danno il via a un’indagine metafisica che segue un ragionamento perfetto e inoppugnabile, anche quando non aderisce alla realtà dei fatti.
Aloe dosa le parole, non scrive troppo, ma lascia al lettore una libera interpretazione degli avvenimenti. Anche se in prima persona, questo romanzo è corale perché mille voci si accavallano nella mente di Flesherman e, per dirla alla Schreber, a “questo malato di nervi” non resta che abbandonarsi all’irrazionalità per risolvere un caso fin troppo personale.