Presenze minime – Federico Lotito

Titolo: Presenze minime
Data di pubbl.: 2024
Pagine: 93
Prezzo: € 12,00

Federico Lotito è un poeta che ama osservare la realtà e la sua poesia scaturisce dal vero delle cose che tocca ogni giorno.

Le sue parole affondano sempre nella fisicità,  si ritrovano in un gesto, non si sottraggono al tempo, ma soprattutto sono interessate a mostrare sempre una chiarezza e limpidezza del linguaggio.

Con Presenze minime il poeta pugliese affronta tutto questo con la naturalezza e l’onestà di un dire che spiazza, disarma e soprattutto fa pensare che nell’esistenza nulla è come sembra.

Il minimalismo poetico di Federico Lotito è prima di tutto un esercizio di disincanto in cui fare poesia diventa l’unico modo per essere coinvolti e implicare nell’accadere che ci riguarda.

«Me ne sto fuori dal chiacchiericcio, dall’esserci comunque. Della manciata di like, respiri di narcisismo, non so che farmene. Me ne sto fuori da tutto senza essere proprio fuori da questa vita che mi presenta il conto con tasse e mance calcolate a parte. Me ne sto fuori, scelgo di non comprendere per forza questo o quello. Me ne sto fuori, non mi preoccupo della mia solitudine tra milioni di esistenze attente a coltivare l’apparenza».

Con questo incipit il poeta si propone e si presenta al suo lettore con le idee chiare e una scrittura autentica che non nessuna intenzione di rinunciare alla parola nuda.

Presenze minime è un viaggio terrestre delle possibilità dell’umano e Lotito, come il suo amato Carver, si inoltra nell’acqua scura e fonda del guado.

«… salviamo le vere parole dall’abuso / lasciamo al tempo la loro difesa / spetta a lui renderle potenti e / domani saranno l’urlo di una gola muta».

Lotito sente addosso il terrore di essere poeta e quindi sa benissimo che bisogna scrivere nello stesso modo in cui è necessario vivere.

La sua poesia è affollata dall’umiltà delle presenze minime e dall’ostinata libertà di cercare sempre nella poesia il coraggio di dire no: «siedo qui nell’angolo / nessun compromesso con l’idiozia / non amo essere un riflesso e scelgo io i colori / per la mia opera prima».

Federico Lotito nei versi di Presenze minime cerca quanto di più umano c’è nell’uomo, non arretra davanti al caos e alla tragedia. La sua poesia ha sempre gli occhi aperti sulla realtà, le sue parole non cercano scorciatoie e comode vie di fuga.

Nell’amaro sapore del viaggio incompiuto il poeta scava con lungimiranza nella fallibilità di cui siamo fatti, noi presenze minime con le nostre illusioni e un prezzo da pagare.

Federico Lotito è un poeta implicato nell’ accadere e che sa aggiungere senza retorica e senza enfasi le parole al racconto della vita che gli scorre sotto gli occhi.

Presenze minime è un libro solido di un poeta che nella scrittura ha deciso di essere sempre vigile, di un uomo che ha scelto la parola per appartenere alla sua epoca, essendo in disarmonia con il proprio tempo. Una parola sempre ostinata e contraria in cui la poesia è la lingua determinata nel senso di un destino.

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