
Data di pubbl.: 2024
Traduttore: Angelo Maria Ripellino
Pagine: 664
Prezzo: € 28,00
Velimir Chlebnikov è un gigante della poesia russa del primo Novecento. Chlebnikov fu definito da Angelo Maria Ripellino il poeta del futuro.
Fu proprio il grande slavista che nel 1968 nei Supercoralli Einaudi curò e tradusse Poesie un volume che raccoglieva le liriche di questo straordinario visionario della parola.
Adesso la casa editrice torinese ripropone la storica edizione nella Collana bianca con l’aggiunta di un testo a fronte e di un ampio saggio introduttivo e con materiali di archivio.
Ovviamente nel volume è riproposto il corposo saggio di Ripellino presente nella precedente edizione del 1968.
Il traduttore scrive nel suo tentativo di esplorazione che l’arte di Chlebnikov oscilla tra gli accorgimenti d’un primitivismo illusivo e la macchinose visioni dell’avvenire, quasi sempre del resto enunciate al passato. Già la sua posa di mago e profeta ed astrologo è connessa con questo sentimento del primordiale. In versi che hanno una gaia pastoralità da balletto egli inventava una Russia pagana, un arcadia slava.
Senza l’interesse di Ripellino la poesia di Chlebinikov sarebbe rimasta a noi sconosciuta.
Il lettore italiano non avrebbe conosciuto la sua poesia sanguinante e di rivolta, capace di assassinare con le parole e di scagliarsi contro l’universo corrotto del potere del suo tempo.
«Eterno vagabondo – scrive Ripellino -, sempre incalzato dall’irrequietudine, – si trasferiva da un luogo all’altro della Russia, come un pellegrino romantico, come un Taugenichts, che attònito attraversasse un mondo di incantesimi domenicali. Ma i suoi versi non ebbero la magica virtù di allievargli l’acerbità della vita, come il violino al personaggio di Eichedorff».
Per Chlebnikov la poesia è un furore incendiario, il modo più autentico per bruciare ogni cosa, è l’impeto di una volontà di potenza che ha la velocità di un proiettile.
Chlebnikov è un cecchino delle parole. Ha ragione Paolo Nori quando in Vi avverto che vivo per l’ultima volta scrive: «A me, Chlebnikov, mi commuove, e quando ne parlo ho paura perché è commovente, è potente, e io tutte le volte sono sicuro che non riuscirò bene a dire il di più che è lui, Chlebnikov».
Il viaggio di esplorazione di Angelo Maria Ripellino nell’universo di Velimir Chlebnikov, poeta dalla lingua potente con il gusto della provocazione, uomo che vive alla deriva, in disordine, fuori dalle convenzioni, è un’esperienza che lascia ancora un segno.
Oggi la poesia di Velimir Chlebnikov sanguina ancora, perché il suo pensiero è come il grimaldello per una porta, dietro cui qualcuno si è ammazzato.