Ce l’abbiamo con le donne in un modo così sottile e radicato che difficilmente ce ne rendiamo conto. E da lì inizia tutto. Da quel “certo che poteva denunciarlo prima” oppure “vestita in quel modo era il minimo che potesse accaderle”. Siamo spietati e irragionevoli. Ci nascondiamo dietro il sentito dire e un’educazione che andrebbe scrollata come la pentolaccia di Carnevale. E la risposta è una sola: non è vero. Nessuna donna si va a cercare la violenza, nessuna donna desidera che l’uomo che ama la umili, la ferisca, la trascini tenendola per i capelli, le spenga le sigarette sulla pelle. Nessuna, di questo sono certa. Siamo cresciute in un vero e proprio campo di addestramento, la nostra educazione. Siamo apprezzate solo se diventiamo diffidenti perché si sa che un sorriso di troppo, una battuta spiritosa, un abito più leggero sono pronti a trasformarsi in aggravanti e quando ci troveranno abbandonate in un angolo con la testa fracassata il tempo perso a descrivere le nostre abitudini o i nostri vestiti sarà molto di più di quello impiegato a piangerci.
Ci hanno insegnato a non dare confidenza agli sconosciuti, a non usare gonne troppo corte, a non frequentare certi luoghi, a non uscire, viaggiare o vivere da sole. Dobbiamo scegliere un uomo, rispettarlo per quello che è, amarlo ed essergli fedeli.
Gli elementi di questa equazione sarebbero perfetti se non fosse che poi lo sconosciuto, in realtà, non si è mai avvicinato e a farci a pezzi è proprio l’uomo che ci ostiniamo ad amare.
Perché la verità è una sola. Lasciarlo è difficile. Se non hai un lavoro, se hai dei figli, se vivi in un piccolo paese, se la tua famiglia in quel tuo matrimonio ha investito molto più dei soli risparmi, fare i bagagli è davvero complicato. E poi? A chi lo confessi quello che ti succedeva dietro le mura di casa dopo che per mesi ti sei sforzata di non dare nell’occhio? Potrebbero anche non crederti. In fondo, perché hai aspettato tanto a denunciarlo? Non potevi svegliarti prima? No, non potevi perché questo è il tuo percorso e se ci riesci a portare in salvo la tua vita, allora significa che ce l’hai fatta: te ne sei andata prima. Ti sei svegliata prima. E così, prendi le tue cose, le poche che ti servono e raggiungi la porta. Corri giù dalle scale e poi fuori lungo la strada. Lascia che il vento ti lambisca la pelle e faccia svolazzare il tuo abito leggero. Tutto quello che conta lo hai nel cuore.
Sara Rattaro è nata e cresciuta a Genova, dove si è laureata con lode in Biologia e Scienze della comunicazione. Nel 2010 esce per un piccolo editore il suo primo romanzo Sulla sedia sbagliata. Nel 2011 scrive il suo secondo romanzo Un uso qualunque di te, che ben presto scala le classifiche e diventa un fenomeno del passaparola. Non volare via è il suo primo romanzo pubblicato con Garzanti, seguito da Splendi più che puoi, uscito nel 2016 sempre per Garzanti.