Non fidarti – Sophie Hannah

Titolo: Non fidarti
Autore: Sophie Hannah
Data di pubbl.: 2015
Casa Editrice: Garzanti
Genere: thriller, thriller psicologico
Traduttore: Serena Lauzi
Pagine: 455
Prezzo: 18.60

Tutto inizia all’ aeroporto di Dusseldorf, quando il volo che Gaby avrebbe dovuto prendere viene cancellato per colpa di una perturbazione improvvisa. L’agitazione tra i passeggeri è visibile, il fastidio e l’irritazione palpabile. Mentre è intenta a telefonare a Sean, il suo convivente, Gaby si accorge che tra i passeggeri c’è una persona intenta a dare libero sfogo alla sua rabbia. Si tratta di una giovane ragazza di nome Lauren. Con molta fatica Gaby riesce a placare l’ira della fanciulla che, una volta tranquillizzata, le rivela di essere fuggita per poter salvare un uomo accusato ingiustamente di omicidio e ora detenuto in carcere. La curiosità di Gaby è molto forte, ma quando la donna scopre che l’accusato è il suo vecchio amante, Tim Breary, la situazione cambia. Non è solo Lauren a voler salvare Tim, ma anche la stessa Gaby ad essere determinata a dimostrare l’innocenza dell’uomo che amava. Ma cercare di salvare qualcuno che si auto accusa dell’omicidio non è una cosa semplice. Chi sta coprendo Tim? Cosa si nasconde nella sua vita? Cosa c’entra Lauren? E chi è il vero colpevole?
Per trovare una risposta Gaby dovrà usare tutto il suo ingegno e la sua determinazione, ma questo la porterà a scontrarsi contro qualcosa che non si aspettava.

“C’è solo un letto in questa stanza soffocante in soffitta. È a una piazza e mezza, parzialmente coperta da un piumone striminzito. Con un unico cuscino. Non ci sono né armadi né cassettoni, soltanto scaffali su cui non si vedono né coperte né guanciali, niente che potrebbe essere utile. Eseguo un contro inventario: niente mini-bar, niente bollitore, niente bustine di the o di caffè, niente telefono, niente comodini, niente menu per il servizio in camera. Nella parete in fondo c’è una porta con un angolo tagliato, in modo da adattarla al tetto spiovente. Penso, e sopratutto spero, che perlomeno ciò significhi che abbiamo il bagno in camera.” (Gaby e Lauren pag. 68)

Dopo aver letto questo libro e per davvero molto tempo, mi risulterà assai complicato avvicinarmi ad un thriller senza rabbrividire vistosamente. Sophie Hannah non si limita a scrivere. Scava nel profondo dell’anima dei suoi lettori, guarda nelle nostre paure più profonde e ce le sbatte davanti al viso con un crescendo di tensione davvero impressionante. Scritto in modo magistrale e portato avanti con notevole capacità affabulatoria, la storia delle avventure di Gaby vi lascerà inchiodati come se foste stati colpiti da un fulmine. Non è solo la storia travagliata d’amore di Gaby e Tim ad attirare i lettori, ma anche la storia di come un innocente possa finire catapultato in un gorgo infernale senza poterne uscire. Gaby è un personaggio fantastico, ricco di spessore e di riflessione. Tenace, ironico e duro: leggere le avventure di questa donna è davvero risultato gradevole. Lo stile di questa autrice è davvero molto scorrevole.
Consigliato.

Se mi dicessero di leggere altri romanzi di Sophie Hannan al momento sono più che convinto che mi rifiuterei categoricamente…
Ma innanzitutto devo dire, Wow e doppio Wow, non leggevo un thriller psicologico da una vita, uno di quei romanzi che ti catapultano in una dimensione parallela, che quadruplicano la percezione e le sensazioni che i protagonisti hanno.
Non fidarti (non so dirvi se faccia parte di una serie che probabilmente proseguirà all’infinito, su Goodreads, il mio compagno di notizie, mi dice essere l’ottavo, ma a mio parere sono romanzi che si possono leggere benissimo da soli) è un romanzo intenso, introspettivo, i personaggi sono stati costruiti ad arte, come se tutti facessero parte di un piano dove dietro, un burattinaio muove i fili, li gestisce, li manovra a suo piacimento.
Gaby, è una donna molto sicura di sé, e come non potrebbe, ha una mente eccelsa, ma la sua vita non è propriamente completa, vive con Sean, ma non è come dire l’amore vero, tanto da portarla spesso e credo volentieri, a svolgere viaggi all’estero, pur di non restare sempre a stretto contatto con lui.
Leanor, è la donna che irrompe nella sua vita, che la scombussola e sconvolge completamente, mettendola davanti a un fatto compiuto, che Tim, l’uomo che ha amato, l’unico che abbia mai amato è in carcere…
Ma perché Leanor le racconta tutto ciò?
E’ solo un caso che entrambe si trovino sullo stesso aereo?
Cosa c’è dietro?
Gaby entra in un turbine di sensazioni che la portano a cercare di capire ciò che le sta succedendo e soprattutto sente l’impellente bisogno di scoprire la verità, una verità di cui lei è certa, Tim non può aver commesso il fatto.
In un giro di vite, che sembra coinvolgere non solo Gaby, Lauren e Tim, nella trama spuntano accuse, misteri, domande senza risposta, e nuove figure ambigue che nascondono a loro volta qualcosa. Un intreccio di storie che esulano dal fatto principale e cioè se Tim sia colpevole o no, di aver ucciso sua moglie Francine…
Tutto il romanzo è un domandarsi chi è il vero assassino.
I detective che seguono il caso continuano su due fronti diversi, uno analizzare la psicologia degli indagati, se dicono o no la verità, l’altro si cercano le prove…perché Tim ha ucciso sua moglie? Qual è il movente? Perché una motivazione deve esserci per forza.
E così assistiamo all’evolversi delle ricerche, all’analisi delle parole dette, celate, nascoste, a cercare di carpire ogni minimo movimento degli occhi, delle labbra.
In questo devo dire che l’autrice è stata molto in gamba, ha saputo attraverso l’analisi dei singoli soggetti implicati nell’omicidio, dei luoghi rappresentati, incutere una sorta di tensione che si prolunga in tutto il libro, fino alla fine si vive il romanzo in una specie di bolla che senti che prima o poi scoppierà, ed è ciò che avviene quando si scopre il colpevole.
Bella anche l’introduzione all’interno delle pagine, delle lettere scritte da Kerry e Dan, lettere di dolore, di ingiurie, che raccontano la personalità controversa di Francine, la moglie defunta di Tim, l’unica persona che non può difendersi, l’unica a cui sono indirizzate tutte le parole che non possono più essere dette ad alta voce, e scopriamo come questa donna sia stata una manipolatrice, come abbia tenuto legate diverse persone per il suo modo di fare e di essere.

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Gabriele Scandolaro

Mi chiamo Gabriele e sono un lettore. Ho iniziato a leggere quando ero molto piccolo, complice una nonna molto speciale che invece delle classiche favole riempiva le mie giornate raccontandomi i capolavori teatrali di Shakespeare e di Manzoni. Erano talmente avvincenti le sue narrazioni che, appena mi è stato possibile, ho iniziato a leggere per conto mio. Ma terminato il mio primo libro ne ho iniziato subito un altro. Poi un altro. Da allora non riesco più a smettere di leggere. Quando non leggo o studio, lavoro come Educatore e suono il violino.

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