Autore: Perrotta Rosalba
Data di pubbl.: 2017
Casa Editrice: Salani editore
Pagine: 324
Prezzo: 15,90 €
Anastasia è una siciliana di 71 anni, piacente e giovanile. Cresciuta in un ambiente rigido e tradizionale, è una signora d’altri tempi e quando il marito le chiede il divorzio per sposare una donna molto più giovane, il mondo le crolla addosso. Se a questo si aggiunge il fatto che la figlia Nuvola ha annullato il matrimonio all’ultimo momento e l’altra figlia, Doriana, è in crisi con il marito, si può capire come la povera Anastasia sia decisamente amareggiata.
“Dove ho sbagliato?” La vita l’ha imbrogliata: lei ha fatto il suo dovere ma non ha avuto la ricompensa cui aveva diritto. Anzi, è stata colpita con la più crudele delle punizioni.” (p. 19).
Eppure il destino le offre, inaspettatamente, un’opportunità di cambiare. Anastasia scopre di aver ereditato da una parente una palazzina nel quartiere più malfamato di Catania: un’eredità inaspettata che dovrà spartire con le tre cugine che ha sempre evitato perché dipinte dalla madre come “strafallàrie”, donne leggere e senza alcun interesse per la vita domestica. Anastasia non sa se seguire gli insegnamenti materni che l’hanno condizionata per tutta la vita oppure buttarsi nella nuova sfida, conoscere le cugine e trovare un modo originale per utilizzare la palazzina, reinventandosi la vita. Che fare?
Che cos’è l’uroboro? E’ un serpente che si morde la coda, un simbolo antico che significa rinascita, infinito, ciclicità, cambiamento. Ed il cambiamento è proprio il focus di questo romanzo, che segue passo dopo passo l’evoluzione che affronta Anastasia riscoprendo la sua nuova vita, ma anche i cambiamenti delle figlie, delle cugine e di tutti i personaggi allegri e simpatici che fanno da contorno in questa bella storia corale, che sarebbe perfetta da trasformare in copione teatrale.
Grazie al “potere magico” della spilla Anastasia impara a guardarsi con occhi diversi, intraprendendo una sorta di rinascita femminile un po’ tardiva, ma proprio per questo contagiosa e non scontata: frizzante, leggero e ironico, L’uroboro di corallo si dimostra infatti capace di affrontare con grande simpatia il tema della terza età e di tutti i pregiudizi che limitano questa fase della vita. Davvero Anastasia deve pensare solo a fare la nonna, restando tranquilla in casa e mai troppo lontano dal quartiere, sempre sotto la tutela delle figlie e perfino del nipote che continuano a metterla in guardia da tutti i (presunti) pericoli nei quali potrebbe imbattersi? E se avesse ancora voglia di uscire, vestirsi in modo giovanile, fare conoscenza, ridere e…innamorarsi?!
“A chi le prospettava la possibilità di sposarsi nuova-mente, lei rispondeva: «Ho la mia età e non è il caso di far ridere i polli».” (p. 77). Eppure, il destino è in grado di farle cambiare idea, mostrandole una prospettiva diversa: perché “non è mai troppo tardi. E se i polli rideranno, che ridano”. (p. 301) Godibilissimo.