
Autore: Philip Kerr
Casa Editrice: 2022, Fazi editore Darkside
Genere: thriller
Traduttore: Luca Merlini
Pagine: 441
Prezzo: € 15,00
Philip Kerr ci ha prematuramente lasciati nel 2018 con grande dispiacere di tutti coloro che hanno amato il suo protagonista e voce narrante Bertie Gunther, ispettore della polizia tedesca durante gli anni del nazismo e poi occhio privato. Figura emblematica e tormentata, ironica fino al sarcasmo, affascinante e disincantata, Gunther incarna quel tipo di tedesco che se non si è posto troppe domande all’ascesa di Hitler, se ha chiuso gli occhi quando le nefandezze del regime hanno cominciato a palesarsi, adesso – con L’uno dall’altro siamo nel 1949 – è davvero stufo di ascoltare qualsiasi giustificazione per quello che è accaduto nei campi di sterminio o durante l’occupazione tedesca in Europa; non è affatto d’accordo sulla proposta di un’amnistia nazionale che chiuda per sempre un atroce capitolo di storia; detesta le SS, di cui pure è stato costretto a far parte come poliziotto, tanto quanto i sovietici dopo una brutta esperienza in un campo di prigionia russo durante la guerra.
E, somma ironia, all’inizio di questo libro lo incontriamo come gestore di un albergo a Dachau in virtù del suo secondo matrimonio e poiché Kirsten, sua moglie, è ricoverata in una clinica psichiatrica dopo il suicidio del padre implicato con il nazismo e la sottrazione di oggetti di valore agli ebrei internati nel campo.
Parte così un thriller complesso e articolato che porterà Gunther a Monaco per seguire l’improvviso e inspiegabile aggravarsi delle condizioni di salute della moglie e poi la sua morte, in apparenza per meningite. Affranto, Gunther riprende la sua carriera di investigatore privato in attesa che l’albergo venga venduto e, fra i pochi ma redditizi incarichi che gli vengono affidati – tutti legati a criminali di guerra nazisti – uno in particolare ha il potere di trascinarlo in un abisso del quale all’inizio lui stesso non è cosciente: una vicenda che ha le sue origini nell’interessante prologo di questo libro e che vede implicati la CIA, i servizi segreti israeliani, alcuni medici nazisti sopravvissuti e una ricerca su un vaccino per la malaria.
Kerr, come si evince dalla nota finale, si è ben documentato sulla vicenda, ma non solo. Il vero, seppure macabro, interesse di questo thriller risiede nelle colpe condivise di nazisti, americani, preti cattolici e persino di un gruppo di vendicativi ebrei; nell’orrore della guerra dove tutto è permesso fino alla nausea:
“Se lo sono (delicato di stomaco) è perché ho visto uomini impiccati e ne ho visti di fucilati. Li ho visti fatti a pezzi e morti di fame, e arrostiti con un lanciafiamme, e schiacciati sotto i cingoli di un carro armato Panzer. È buffo, ma dopo un po’ ti rendi conto di averne viste abbastanza. Le cose che facciamo finta di non vedere sono sempre all’interno delle nostre palpebre, quando andiamo a letto, la notte. … E, semplicemente, non basta dire che non ci possiamo far niente, e che gli ordini sono ordini, e ci si aspetta che la gente se la beva nel modo in cui è abituata a fare.” ( p. 121)
E se questo non bastasse, Kerr non ci risparmia il racconto di ciò che accadeva nel campo di sterminio di Janowska, fra i peggiori lager del regime, come in altri.
Un libro ricco di colpi di scena, crudo e feroce che avvince il lettore dalla prima all’ultima pagina. Un thriller che si dipana fra una Germania e un’Austria devastate dalla guerra e sotto occupazione congiunta degli alleati, dove gli uomini, tutti, senza eccezione – come indica il titolo nella sua accezione di rispecchiamento – hanno smarrito pietà e umanità a favore della rabbia, dell’avidità e della vendetta. E dove l’unico a porsi delle domande purtroppo senza risposta è il protagonista Bertie Gunther.