Data di pubbl.: 2024
Pagine: 249
Prezzo: € 17,50
Siamo in Spagna tra il 2011 e il 2014 ai tempi dell’occupazione della Puerta del Sol a Madrid con le proteste dei movimenti collettivi anticapitalisti, femministi e ecologisti.
Un movimento di indignazione per sostenere un ideale egualitario che scosse la coscienza europea.
Questo è lo scenario de L’indignata, il secondo romanzo di Giuliana Zeppegno che esce per Terrarossa Edizioni.
Una storia che ha una narrazione polifonica perché parte da un noi, un romanzo politico e di lotta in cui si alternano diversi personaggi.
Le voci narranti sono Andrés, Giulia e David e poi c’è Teresa che da un giorno all’altro misteriosamente scompare.
Nel romanzo la riflessione politica su alcuni importanti temi del presente si intreccia con il giallo e l’autrice sviluppa la trama non tradendo mai la struttura corale della narrazione.
Il risultato è un libro dalla solida struttura che diventa in ogni pagina un’indagine in cui si riflette sugli ideali di giustizia sociale, uguaglianza, solidarietà e di libertà, che dettero vita a quel tempo alla rivolta spagnola degli indignati.
Intorno alla sparizione di Teresa si alternano le voci di Andrés, David e Giulia e insieme danno vita a uno straordinario romanzo corale in cui si evince un forte senso di comunità incarnato da quel noi, che il collante che tiene unito il filo del discorso, dalla prima all’ultima pagina.
Un noi con il quale i personaggi si identificano e che dà vita a un senso comune di una lotta che genera un’indignazione collettiva, necessario per ipotizzare un cambiamento.
«Dove comincia e dove finisce il “noi” con il quale mi identifico? Si chiedeva mentre l’assemblea volgeva al termine e qualcuno già si stava accomiatando. Chi c’è dentro? Me più i miei amici? Io e la mia famiglia? Il Sud del mondo? Noi precari, marginali, utopisti libertari, apocalittici, disintegrati? Per tanti la risposta era: gli esseri umani in generale».
Così riflette David, uno degli amici di lotta, sostenendo che l’identità è la questione principale e non è possibile pensarsi senza un’identità.
Un noi da concepire tra consapevolezza, lotta e resistenza, un “bel casino” e anche un macigno su cui bisogna scommettere se davvero si crede in cambiamento. Se quel noi non durerà più a lungo di un sospiro, tutto sarà impossibile.
Giuliana Zeppegno nello scrivere un romanzo a più voci unisce la riflessione politica alla poesia, imbastisce tra le pagine una denuncia che nasce dalla consapevolezza di diversi racconti interiori che arrivano al lettore come una cosa sola in cui appunto il noi resta quella dimensione indispensabile per avere una visione per costruire qualcosa che alla fine valga la pena ricordare.
L’indignata è un libro potente perché la scrittura non arretra di un millimetro davanti alla responsabilità che ha lo scrittore davanti al presente e alle sue lacerazioni.
Giuliana Zeppegno è una donna in rivolta: indagando il rapporto tra personale e politico di quel noi in questo romanzo ci consegna un impegno civile che è letteratura e vita.