Autore: de la Borbolla Oscar
Casa Editrice: Arcoiris edizioni
Genere: racconti linguistici
Traduttore: Raul Schenardi
Pagine: 78
Prezzo: euro 10
Un libro per tutte le stagioni e, contrariamente a quanto si possa pensare, anche un libro per tutti. Certamente un libro per chi ama la lingua italiana e in particolare i giochi linguistici. Oscar de la Borbolla, scrittore messicano, in Le vocali maledette ha creato dei lipogrammi in prosa, ovvero dei testi in cui deliberatamente vengono omesse una o più vocali, cercando comunque di mantenere un contenuto. Si tratta di una scelta formale, una limitazione autoimposta che in questo caso si rivela ardua, in quanto i cinque racconti che lo costituiscono sono monovocalici.
Per approcciarsi al libro si consiglia di partire dalla “nota del traduttore”. Questo perchè ci troviamo dinanzi ad un testo che ha avuto ben due momenti di elaborazione: il primo, la scrittura dell’autore in lingua spagnola (titolo originale Las vocales malditas) e il secondo la traduzione di Raul Schenardi. E se nel primo caso “Bisogna sfatare il mito della presunta insormontabile difficoltà insita nella scrittura di questi testi, che è tale solo per lettori completamente ignari delle innumerevoli possibilità combinatorie del linguaggio” (pag.63), sicuramente il compito del traduttore si è rivelato più impegnativo. Infatti, come lui stesso spiega, si è dovuto creare un vocabolario di parole “Quello che mi occorreva era un repertorio il più ampio possibile dei termini disponibili (tutte le parole e i verbi italiani che contengono solo la A, la E, ecc, all’interno del quale scegliere di volta in volta quello che faceva al caso. Così l’ho approntato con pazienza e applicazione” (pag.70).
Con il solo utilizzo della lettera A abbiamo “Cantata a Satana”, con la E “L’erede”, con la I “Il bikini di Mimì”, con la O “Cosmo non ortodosso” e con la U “Un guru Yudu”. Sicuramente nel primo racconto un grosso scoglio è stato l’utilizzo sia dei plurali di sostantivi e aggettivi sia degli infiniti dei verbi, essendo bandita la lettera E, e anche difficoltà si sono riscontrate nel tradurre i testi con la E, la I e la O, ma Schenardi ha ovviato con qualche escamotage, tipo parole abbreviate. Forse il racconto più semplice da tradurre è stato Un guru Yudu, perché il traduttore ha seguito lo stesso procedimento dell’autore “che usa sì solo la U, ma anche in sostituzione di tutte le altre vocali” (pag.71).
E come il traduttore che conclude il lavoro dicendo “mi ero anche divertito (pag.72), anche il lettore curioso e attento non potrà che divertirsi e sorprendersi della vena umoristica e dell’esito “artistico” di questi esperimenti linguistici.