Le spedizioni anticipate, Amazon ci conosce meglio di noi..

Pensavate che Amazon si sarebbe fermata al distributore di Kindle? Ovviamente no. L’azienda di commercio elettronico statunitense  ha da poco ottenuto un brevetto per le spedizioni anticipate, un nuovo metodo per spedire acquisti ancora prima che vengano effettuati e restringere ulteriormente i tempi di attesa fra il momento dell’acquisto e quello della ricezione. “Com’è possibile?” – vi starete chiedendo. Certo, è una trovata bizzarra ma, analizzata da vicino, assolutamente geniale. I dati raccolti sui consumatori , infatti, saranno utili a predire gli ordini futuri di un cliente; si tratta ad esempio di ordini e acquisti precedenti, liste dei desideri, rilascio di novità che hanno caratteristiche in comune con prodotti già acquistati ecc. Amazon non si è fermata a questo però, verrebbero infatti presi in considerazione altri fattori, come il tempo che intercorre fra l’inserimento nel carrello e l’acquisto, o il tempo in cui il cursore sosta su un articolo.

In questo modo si spedirebbe in anticipo il prodotto desiderato, potrebbe capitare di ricevere il nuovo romanzo – di una serie di cui possediamo già gli episodi precedenti – il giorno stesso della pubblicazione. Le spedizioni anticipate transiterebbero – nella logica di Amazon – da magazzini regionali, sia in attesa che il cliente effettui l’acquisto effettivamente, sia per essere spedite prima di essere acquistate. Questo per evitare costi di restituzione troppo elevati, inoltre, nel caso in cui gli articoli recapitati non siano effettivamente ordinati o desiderati, Amazon potrebbe scegliere di convertirli in regali promozionali.

L’obiettivo? Migliorare uno dei gap esistenti tra aziende online e negozi (fisici), il tempo che intercorre fra l’acquisto di un prodotto e il suo possesso. E Amazon cercherà di colmarlo adoperando il suo più grande vantaggio competitivo: l’enorme mole di dati sui clienti che i clienti stessi gli forniscono. Il servizio, in ogni caso, al momento non è ancora attivo e non risulta nemmeno chiaro se l’azienda lo abbia già messo a punto, o debba essere ancora tecnicamente sviluppato. Neanche il Wall Street Journal dopo un interrogatorio al colosso di Seattle, ha ottenuto risposte.

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