Data di pubbl.: 2023
Traduttore: Silvia Castoldi
Pagine: 480
Prezzo: € 19,00
Mali Almeida, fotografo di guerra, giocatore d’azzardo, impenitente e compulsivo omosessuale, un giorno crede di risvegliarsi da un incubo provocato dall’ennesima sbornia consumata tra il bar e il tavolo da gioco dell’equivoco Hotel Leo di Colombo, Sri Lanka, dove si reca puntualmente a spendere quanto guadagnato con le foto scattate nei luoghi del conflitto e ad amoreggiare con il giovane barman. In realtà è morto sebbene non ricordi dove e come. Di sicuro, ora si trova a discutere con un’impiegata davanti allo sportello di un ufficio, mentre dietro e intorno a lui si accalca una folla di esseri umani di ogni età che, come lui, non riesce a capire cosa le sia accaduto e protesta:
“L’oltretomba è un’agenzia delle entrate e tutti vogliono un rimborso.” (pag. 23)
Inizia così questo straordinario romanzo di Shehan Karunatilaka (1975) scrittore singalese che nel 2022 ha vinto un meritatissimo Booker Prize per quest’opera sconvolgente su una guerra dimenticata: quella dello Sri Lanka avvenuta tra il 1983 e il 2009, ventisei anni di efferati eccidi.
Almeida ha solo sette lune (notti) per decidere se restare nel mondo di Mezzo o avventurarsi nella Luce e per sciogliere l’enigma della sua scomparsa. Ancora legato alla sua vita terrena, all’amore per l’atletico e aitante DD, figlio di un ministro dell’attuale regime (siamo nel 1990) e all’amicizia per la cugina di costui Jaki, Maali vorrebbe inoltre che un gruppo di foto, da lui scattate quasi di nascosto durante gli scontri fra le Tigri tamil e i governativi – foto così compromettenti da far cadere il governo in carica – diventassero pubbliche, convinto, pur senza ricordare, di essere stato ucciso per il possesso di quel materiale scottante. Convinto, pertanto, che solo così la sua morte servirebbe a qualcosa. Ma come fare se ormai è diventato un fantasma? Un fantasma peraltro conteso fra il demone vendicativo Sena e lo spirito buono Ranee, un fantasma che viaggia trasportato dal vento, vede quelli che ha conosciuto in vita e deve imparare un nuovo modo di comunicare con loro. Perché in realtà i veri protagonisti di questo libro sono i fantasmi, più veri, reali e coscienti dei viventi. Sono loro a pronunciare scomode verità sul regime, la guerra in corso, l’intervento interessato delle potenze straniere, la cupidigia dei politici locali, la violenza che chiama altra violenza, le torture contro innocenti e colpevoli; sul lago Beira, che è ormai diventato una puzzolente discarica di cadaveri, sui cosiddetti spazzini incaricati di far sparire le prove degli eccidi, sulla differenza inesistente fra le etnie singalesi, tamil e burgher presenti nel Paese. In una parola, sull’inutilità di quella guerra. Proprio loro, che ormai non hanno più niente da perdere. O forse sì? Ma raccontare quanto poi accade è impossibile e lasciamo ai lettori la gioia e lo stupore di scoprire i piccoli e grandi risvolti di una trama davvero splendida che vira dal giallo al romanzo d’amore a un crudo reportage di guerra.
Shehan Karunatilaka è immaginifico, rutilante di avventure e spietato. Usa il tempo presente e un tu diretto e sfacciato che pare rivolto non solo al suo protagonista, ma a ciascuno di noi, eterni spettatori dei massacri e delle crudeltà di questo mondo nel quale di rado si è visto un momento di pace. Molti hanno paragonato questo romanzo a I figli della mezzanotte di Salman Rushdie. A me ha piuttosto ricordato un altro suo libro, La vergogna, forse meno noto ma più simile per potere di denuncia e fantasia a questo, decisamente imperdibile.