
Autore: Maggi Andrea
Casa Editrice: Garzanti editore
Genere: giallo
Pagine: 269
Prezzo: 14.90 €
In una notte di plenilunio la bella acropoli ateniese diventa vittima di un tremendo omicidio, l’intera città punta il dito contro Eurifemo, un giovane da sempre accusato di essere un licantropo. Solo Apollofane, un famoso mercante dell’antica Grecia, è pronto a difenderlo in nome di una misteriosa promessa fatta molti anni prima e che vi tormenterà fino alle ultime pagine.
“Phobos, il dio della paura, si insinuò nei loro animi. Le due guardie gettarono le lance e fuggirono come bambini in cerca di un riparo. Grande è il potere di Phobos. Dinanzi a lui la virtù si trasforma in viltà e gli uomini divengono cani senza coraggio.”
Ma niente è semplice come crediamo, dietro un banale omicidio si nasconde molto di più, segreti e cospirazioni in grado di far crollare l’intero sistema ateniese già compromesso dall’arrivo dei macedoni. Un puzzle complicato, i cui pezzi sembrano non incastrarsi mai ma che alla fine creano un quadro perfetto dove nessun dettaglio è lasciato al caso.
“Morte all’Acropoli” è il primo romanzo di Andrea Maggi, un docente di lettere apasionato di storia. Tra le righe del romanzo l’autore diventa Apollofane, l’unico in grado di salvare la vita di un’innocente insieme al suo servo Strepsiade e alla bella e misteriosa filosofa Filossena. Questi tre personaggi principali ci vengono presentati senza troppe parole e caratterizzazioni, più le pagine scorreranno più i loro caratteri diventeranno nitidi.
Un giallo dal sapore quasi moderno sullo sfondo dell’antica Grecia di cui Maggi ci fa assaporare ogni dettaglio, ogni rumore e ogni profumo. Grazie alla sua incredibile capacità narrative è in grado di farci sentire e vedere la tempesta che sta per incombere sulle coste come se questa fosse davanti ai nostri occhi.
Più si va avanti nella storia più è difficile staccarsi, la suspance aumenta di parola in parola ed è impossibile fermarsi. Il segreto deve essere svelato, il crimine risolto tutti devono sapere.
Citazione
“Ancora una volta, al termine di quel processo era riemerso qualcosa di terribile e antico, qualcosa che non smetteva di spaventarmi, ossia che la peggiore belva da cui l’uomo deve guardarsi è l’uomo stesso“