La fantarca – Giuseppe Berto

Titolo: La fantarca
Data di pubbl.: 2024
Pagine: 159
Prezzo: € 18,00

Giuseppe Berto scrittore isolato, romanziere dimenticato soprattutto intellettuale contro, un outsider del secondo Novecento che non merita assolutamente l’oblio doloso che gli è stato riservato, non solo dopo la morte ma anche quando lo scrittore era ancora in vita.

Berto era prima di tutto un uomo libero che non rinunciava alla sua autonomia di pensiero. Scriveva e raccontava il suo tempo senza mai accettare compromessi, e soprattutto pensava sempre con la sua testa, tenendosi lontano dal circo barnum delle consorterie culturali.

Diario Biagi in Vita scandalosa di Giuseppe Berto, una delle poche biografie dedicate allo scrittore veneto, scrive: «Aveva tutto per essere un vincente: talento fascino simpatia, ma volle fortissimamente volle, iscriversi al partito dei perdenti»

Giuseppe Berto sembra tuttora vittima di una congiura del silenzio da parte dei gruppi dominanti della vita intellettuale nazionale che, come dicevamo, non lo amarono neanche in vita. Più che al giovanile fascismo, questo rifiuto sembra da attribuire al fatto che Berto ha dato scandalo, con la vita e con le opere. La sua vita tra guerre, prigionia, avventure sentimentali, fughe, risse, malattia, esperimenti imprenditoriali e stilistici, cinema e giornalismo, trionfi e tonfi memorabili, si può raccontare come un romanzo.

Berto nasce a Mogliano Veneto il 27 dicembre 2014. Nel 1947 presso Longanesi Il cielo è rosso su segnalazione di Giovanni Comisso.

Tra il 1955 e il 1978, anno della sua morte, dà alle stampe numerosi romanzi tra i quali ricordiamo Il brigante (1951), Guerra in camicia nera (1955), Il male oscuro (1964), La cosa buffa (1966), La gloria (1971), Anonimo veneziano (1976).

Da Neri Pozza è in corso di pubblicazione tutta l’opera di Berto. In questi giorni arriva in libreria La fantarca, romanzo uscito nel 1965. Anche in questo libro Berto esce fuori dagli schemi e scrive un romanzo di fantascienza dagli intensi umori fantapolitici, un’allegoria sul genere umano e sulle sue numerose miserie. Un romanzo profetico che con freschezza arriva fino ai giorni nostri e oggi noi lo possiamo leggere come una profezia che si è avverata.

Siamo nel 2160, la Terra martoriata e divisa in due blocchi procede spedita verso un’estinzione.

All’annoso e irrisolto problema della questione meridionale, i funzionari del Nord trovano una soluzione: spedire su Saturno con Speranza N. 5, una vecchia astronave, i 1347 terroni rimasti in Sud Italia.

Inizia così un viaggio nello spazio dai mille imprevisti e dagli esiti grotteschi in cui lo scrittore narrando le vicende dell’equipaggio in maniera ironica e scanzonata si troverà a riflettere sulla meschinità della condizione umana.

Il dissiparsi del genere umano, travolto da un uso smodato del progresso, e gli uomini che si sono creati una civiltà con l’intento di trovare la felicità, invece nel corso del tempo con le loro mani si sono procurati la morte.

Questi sono i pensieri che a Don Ciccio, il comandante dell’astronave, passano per la testa quando osserva sotto di lui la Terra senza vita, dilaniata dalla guerra magnetica.

Ha ragione Cesare De Michelis quando scrive che Giuseppe Berto è il più grande scrittore della seconda parte del Novecento italiano.

Solo dal genio anticonformista di Berto poteva uscire un libro così originale e potente come La fantarca

Dalla fantascienza con umorismo si arriva a una fantapolitica profetica.

Questo romanzo scritto nel 1965 oggi lo si legge cogliendo nelle sue pagine una attualità drammatica che ci riguarda.

Giuseppe Berto è un grande scrittore perché brillantemente ha superato tutte le prove del suo tempo e oggi, che con la nostra volontà di autodistruzione stiamo rendendo il nostro pianeta sempre più irritabile e invivibile, lo leggiamo sentendolo ancora nostro.

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