
Autore: Yannick Grannec
Data di pubbl.: 2014
Casa Editrice: Longanesi
Genere: kurt godel, matematico, nachlass, Romanzo
Traduttore: Federica di Lella - Maria Laura Vanorio
Pagine: 394
Prezzo: 17,60
“Ma, in fin dei conti, era la natura del mondo a essere complessa o era l’interrogarsi degli uomini che la rendeva tale?” (p. 255)
Nella Princeton del 1980 Anna, una giovane archivista, ha il compito di recuperare il Nachlass, l’opera del grande matematico Kurt Gödel, scomparso da un paio d’anni. Il prezioso archivio si trova in mano alla vedova del genio, Adele, un’anziana ed eccentrica donna ricoverata in una casa di riposo, prossima ormai alla fine.
Anna deve avvicinare l’anziana e, impresa che si rivela più difficile del previsto, conquistare la sua fiducia: Adele nutre un profondo risentimento nei confronti dell’IAS (Institute for Advanced Study) e non sembra disposta a cedere la documentazione. Ma Anna possiede, inconsapevolmente, qualche carta da giocare per portare a termine il suo compito: una sincera ammirazione per Gödel, la totale mancanza di adulazione e avidità, una malcelata malinconia verso l’esistenza che fa scaturire nella vedova una spontanea empatia nei confronti della ragazza. Lungi dall’essere una donna facile da conquistare, Adele tuttavia vede in Anna una possibile confidente, un’amica quasi, alla quale raccontare la sua storia, e la vita di Kurt Gödel, dal proprio punto di vista.
Dalla Vienna degli anni Trenta alla Princeton degli anni Cinquanta, scopriamo così la vita di una donna incredibile che ha consacrato la propria esistenza all’amore di un genio tormentato. Kurt Gödel, uomo fuori dal comune per la sua genialità, ma divorato dalle ossessioni, ha avuto per tutta la vita problemi di stabilità mentale dovuti anche alla rarefatta astrazione dei suoi studi logici: per lui l’amore di Adele è stato un’ ancora di salvezza. La donna ha rappresentato per il marito il sostegno, il corpo fisico, il contatto con il mondo esterno e con la vita, diventando “l’humus del sublime” (p. 385), cercando, a volte disperatamente, un equilibrio tra amore, pazzia e matematica.
Romanzo di grande finezza, La dea delle piccole vittorie ci presenta il ritratto del grande logico matematico attraverso gli occhi della moglie, ballerina per nulla interessata alla scienza, vista a sua volta attraverso gli occhi di Anna, archivista per nulla interessata al proprio lavoro. Piacevole intreccio tra i vari punti di vista, dal romanzo emergono sia la figura del matematico, noto anche per le paranoie e la misantropia che lo condussero a vivere come un semi eremita e a lasciarsi morire di fame, sia la figura della moglie, donna di grandi risorse umane che conquista il lettore per la sua risolutezza. Yannick Grannec riesce con grande abilità ad intrecciare gli avvenimenti della vita di studioso di Gödel con quella dei grandi pensatori che interagirono con lui, o che il suo lavoro ha influenzato, usando spesso citazioni letterali dei loro detti. Tra tutti emerge piacevolmente la figura di Einstein, alla cui teoria della relatività Gödel diede un contributo importante riguardante il viaggio nel passato, e con il quale i coniugi Gödel strinsero un duraturo rapporto di stima e affetto.
Riuscendo abilmente a mescolare fantasia, biografia, storia e scienza, nel suo romanzo d’esordio Yannick Grannec racconta anche una bella storia d’amore; per quanto diversi, i coniugi Gödel superono enormi difficoltà e vissero un grande e duraturo legame: come conclude l’autrice, “che si siano amati per più di cinquanta anni è una verità autoevidente.” (p. 396)
0