Ieri sera al Tabù Festival Marco Rovelli e la meravigliosa vita e musica di Jovica Jovic

In una terza giornata del Tabù Festival tutta dedicata alla bellezza dell’alterità culturale (nel pomeriggio l’incontro con il celebre antropologo Marco Aime e a seguire il confronto sul tema dell’immigrazione e delle nuove schiavitù dei due esperti Andrea Staid e Marco Rovelli), in serata, nei sotterranei del Castello, la fisarmonica di Jovica Jovic ha commosso, incantato, rapito.
Rom di origini serbe, nato da una famiglia di musicisti, Jovica Jovic per anni ha suonato la sua fisarmonica in vari paesi europei, per approdare nel ’96 in Italia. E’ noto come maestro di fisarmonica cromatica, ha suonato con Vinico Capossela e Piero Pelù e ha lavorato con personaggi come Dario Fo e Moni Ovadia. Proprio quest’ultimo insieme allo scrittore musicista Marco Rovelli ha raccolto dallo stesso Jovic il racconto di una vita iperbolica e ne ha fatto un libro, “La meravigliosa vita di Jovica Jovic” (Feltrinelli).
Durante la serata, in una coinvolgente narrazione di brani del libro, Marco Rovelli ha dialogato e cantato con Jovic. Canti della tradizione si sono alternati a pezzi composti dal musicista rom e le note della fisarmonica sono diventate ora pianto (i genitori di Jovic sono stati detenuti ad Auschwitz, dove gli zii partigiani erano morti), ora canto d’amore (passione o promessa d’amore), ora grido a difesa della propria identità e cultura.
Il rapporto di Jovic con l’amica fisarmonica é magico: il 9 luglio del 1960, data memorabile per Jovica, il padre gli regala la prima fisarmonica e da quel momento é amore. In una cascata di talento e passione incomincia a suonare come autodidatta e a girare l’Europa, accompagnato dalla sorella che insieme a lui canta.
Un giorno, come in una favola, Jovica apprende che in un villaggio poco lontano si festeggia un matrimonio alla presenza dei migliori musicisti. Il piccolo Jovica percorre otto chilometri a piedi per essere a quella festa e imparare dai grandi maestri. Il luculliano banchetto non lo distrae nonostante la fame, osserva con attenzione dove i grandi musicisti mettono le dita e poi corre a casa per riprodurre quei gesti sull’amata fisarmonica. “Dopo otto chilometri a piedi non mi ricordavo più niente, disperato mi sono messo a letto abbracciando la mia “fisa” e piangendo mi sono addormentato”. Durante la notte Jovica fa un sogno: uno dei bravissimi maestri incontrati al matrimonio gli compare mostrandogli esattamente quei movimenti sui tasti che Jovica aveva dimenticato. L’indomani Jovica riesce a riprodurre quei movimenti e a suonare alla perfezione quel pezzo.
Come per tutti i grandi musicisti, nel talento di Jovic c’é qualcosa di magico e straordinario, ma Jovic vuole sottolineare in particolare la capacità di resistere, la forza di volontà e d’animo che rende raggiungibile ogni metà.
Ci vuole spiegare la sua cultura, i valori e la storia che custodisce e la straordinaria diversità che la caratterizza, perché è lì che risiede la ricchezza.
Grazie alle sue parole, alle sue note e all’efficace narrazione di Rovelli conosciamo un po’ di più il popolo rom; un popolo storicamente bandito, cacciatimageo, incarcerato, detenuto, perseguitato, costretto al nomadismo, ma che conserva i valori della generosità, dell’ospitalità e dell’apertura all’altro oltre ogni pregiudizio. Quel pregiudizio comune e pervasivo che assegna sempre e comunque una colpa “Io sono sempre colpevole… perché non ho la mia terra e la mia patria, non so da dove vengo e dove vado come un bambino che va a scuola e non ha i genitori e tutti lo disprezzano e lo chiamano “bastardo”. Io mi sento come quel bambino” dice Jovica Jovic.

Come in ogni incontro del Tabù Festival, troviamo in questa serata un’occasione per emozionarci, riflettere, ma soprattutto per meravigliarci della diversità.

Tutti gli articoli de “Gli Amanti dei Libri” sulla nostra pagina dedicata http://www.gliamantideilibri.it/tabu-festival/.

 

 

 

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