
Autore: Roberta Zanzonico
Data di pubbl.: 2022
Casa Editrice: morellini editore
Genere: Romanzo
Pagine: 144
Prezzo: € 14,90
Che luogo singolare è l’immaginario paese di Filaccione narrato da Roberta Zanzonico in questo libro! Una congerie di vite addolorate, pasticciate e confuse proprio come tanti luoghi del mondo reale; un gruppo di persone irrisolte, un’umanità che aveva iniziato la propria esistenza piena di speranze e aspettative ben presto deluse.
Come Chiara e Antonio. Lui, ancora preda di una passione antica, capitato a Filaccione per un gioco di correnti marine; lei, insignificante e innamorata, diventata sua moglie proprio per questo – forse, la sua pacata nullità avrebbe aiutato Antonio a superare quell’amore lontano e difficile da archiviare. Come il proprietario della locale fabbrica di dolciumi signor Morbidelli convinto di ottenere qualsiasi cosa voglia, inclusa la bellissima e giovanissima moglie che impazzisce dopo avergli dato un figlio, Gioacchino, più folle ancora. Come la vedova Rinaldi il cui marito, dopo averla tradita per anni, muore d’improvviso fra le braccia di una prostituta. Come don Giorgio, prete giovane e avvenente, scappato dalla propria famiglia fra dubbi tormentosi sulla sua missione di pastore d’anime. O come il ragionier Lecis che ha ereditato la gioielleria paterna e deve sciropparsi madre e sorelle che gli rovinano la vita, preso dal ricordo dell’amata Valerie fuggita per non doversi sottomettere alla tirannia di quell’universo femminile geloso e incombente.
Nessuno di loro è felice o anche semplicemente sereno. Nessuno di loro accetta il presente che è costretto a vivere, ma che altro fare se non macerarsi nella malinconia e in una domanda assillante quanto inutile: come sarebbe stato se…?
Eppure, per quanto strano possa apparire, una via di salvezza gliela offre, senza volere, proprio Chiara vittima di una forma di demenza. La sua memoria a breve è andata distrutta. Tutto ciò che ricorda risale a cinque anni prima e si arrampica nel passato. Pertanto, quando la vedova Rinaldi va a farle visita, Chiara, che non ha alcun ricordo della morte del marito, le domanda come sta costui e ne loda l’atteggiamento gentile, i doni e la bella vita che non le ha mai negato. E se tocca invece al signor Morbidelli, disperato per la pazzia del figlio, Chiara gli descrive il ragazzino bello e bene educato che ha conosciuto molti anni prima e si complimenta con lui per la fortuna di avere un giovane così, lei che di figli non ne ha avuti. Il miracolo che Chiara e la sua malattia compiono è semplice: permettere a questi infelici di tornare a un momento in cui tutto poteva essere, spostarli in una dimensione all’interno della quale le esperienze tristi sono state cancellate e solo il bello e il buono sono rimasti.
“…d’altronde se quella realtà esiste ancora nella mente di una persona, allora può esistere nuovamente anche per me. Chi avrebbe mai immaginato che la dimenticanza potesse essere un dono?”
Questo stato di grazia, naturalmente, è solo transitorio e ben altro accade nel libro da un certo momento in poi.
Roberta Zanzonico (Velletri, 1986), laureata in medicina e specializzata in psichiatria a Boston, vive fra Roma e Los Angeles ed è una scrittrice oltre ad esercitare la sua professione. “La bellezza rimasta” si avvale di una scrittura chiara e diretta sebbene assai profonda per contenuti e concetti poiché non è compito facile presentare al lettore un così interessante campionario di folle normalità e ribaltare, con intelligenza e competenza, una malattia in un vantaggio, almeno temporaneo, mostrando i limiti e la vulnerabilità dell’animo umano. Eppure lei ci è riuscita con successo.
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