
Autore: Sanderson Brandon
Data di pubbl.: 2012
Casa Editrice: Fanucci
Genere: Fantasy
Pagine: 683
Prezzo: 14.70
Questo romanzo fantasy narra le vicende di due regni: Idris e Halladren. I due reami, seppure collocati nello stesso impero, hanno concezioni diverse dal punto di visto religioso e culturale. Il regno di Idris controlla i valichi alpini dell’impero, ha come dio Austre, si caratterizza per l’assenza di colore e i suoi abitanti hanno come valore la sobrietà. Il regno di Halladren è governato invece che dai re da divinità, ovvero persone che morte in modo esemplare sono ritornate in vita come Dei ed hanno creato un pantheon molto simile a quello greco. Se tra gli Idrisiani vige la sobrietà, qui ad Halladren al contrario dominano lo sfarzo e la varietà dei colori.
Fra questi due regni persiste uno stato di guerra apparente che può essere sanato solo attraverso il matrimonio fra la maggiore delle tre figlie del re di Idris e il Dio di Halladren. La situazione inizia a precipitare quando il re decide di non sacrificare la figlia maggiore , ma di dare in sposa alla divinità di Idris la figlia minore Siri. Vivianna , la figlia maggiore del re, decide a questo punto di lasciare il suo regno per raggiungere Halladren e salvare la sorella Siri dal suo tragico destino.
Se la trama potrebbe risultare ampiamente trattata nei classici romanzi fantasy, con la solita guerra fra due regni, le principesse prigioniere etc, la magia, le lotte di potere, quello che cambia è il mondo degli uomini resi Dei e le loro relazioni.
L’autore ci mostra infatti un mondo composto da persone che alla loro morte per le loro azioni esemplari ritornano in vita come divinità, mantenendo però tutti i pregi (altruismo) e i difetti (arroganza e vanità) di quando erano mortali. Importante è il ruolo della religione perché gli dei hanno un potere apparente, infatti il clero con le sue macchinazioni e complotti manipola spesso il loro volere diventando così il vero centro di forza.
In questa lotta sembra perdere significato il concetto di bene, poiché ogni fazione guarda il proprio interesse e spesso sia la gente comune che gli Dei stessi sono solo delle pedine atte a determinare la guerra o la pace. L’idea della parziale divinità creata dall’autore è molto interessante, infatti queste divinità non sono immortali, ma vivono finché decidono di sacrificare il loro soffio (noi diremmo anima) per un bene più grande.
L’autore gioca spesso con i suoi personaggi perché se un Dio ci sembra indolente ed ozioso sarà poi quello più propenso a mostrarsi altruista e pieno di generosità, mentre quei personaggi che ci appaiono all’inizio lottare per una giusta causa, quella della pace, in realtà non faranno altro che fomentare la guerra. Perfino nel prologo sarà proprio il freddo e duro guerriero a lottare fino all ultimo per la pacifica convivenza di tutti.