I custodi di Slade House – David Mitchell

Titolo: I custodi di Slade House
Autore: David Mitchell
Data di pubbl.: 2016
Casa Editrice: Frassinelli
Genere: fantastico-horror, horror
Pagine: 240
Prezzo: 19,00

Si può non aver letto i precedenti libri di David Mitchell (per quanto lui sia uno scrittore di culto e chi ne legge uno non riesce a non comprare gli altri) e amare ugualmente, e intensamente, affrontandolo con uno spirito libero da attese e capace di stupirsi a ogni pagina, I custodi di Slade House. Un romanzo nato su Twitter e finito, poi, in un prodotto eccellente: un insieme di scatole cinesi che si aprono l’una nell’altra, davanti a un baratro sempre più nero e profondo.

Ma chi sono “i custodi”? Sono Norah e Jonah, due gemelli dalla storia lunga e complessa, vampiri di anime e adepti del Cammino Ombroso, che ogni nove anni devono nutruire la propria immortalità con le anime brillanti di persone “dotate”.

Cos’è Slade House? Il luogo in cui i dotati vengono attirati e sacrificati: una casa che non esiste, distrutta dai bombardamenti della Seconda Guerra mondiale, ma nella quale si entra attraverso una piccola porta visibile solo ogni nove anni. La porta dà accesso ai costrutti creati dai gemelli, vale a dire a realtà parallele, che servono a Norah e Jonah per tranquillizzare le vittime, incastrarle e annientarle. L’atmosfera che regna in tutti i capitoli del libro, uno per ogni vittima, dal 1979 al 2015, è di soffocamento e spaesamento. È come trovarsi “in un gioco da tavolo progettato da un M. C. Escher alcolizzato, insieme a Stephen King con la febbre alta”, per parafrasare la sensazione provata da una delle vittime, Sally, durante la sua permanenza nel costrutto.

Riattraverso di corsa la stanza fino alla porta rivestita di legno e me la chiudo alle spalle con un tonfo, tremando per il disgusto, per l’orrore, per… La pendola batte, tranquilla e controllata. Lontano, in basso, l’atrio con il pavimento bianco e nero è silenzioso. Più su la porta chiara mi aspetta. È un acido salito male. Ne ho sentito parlare, di questi trip.

E se avete letto Doctor Sleep di Stephen King, potreste anche immaginare di trovare i gemelli nella carovana di Rose Cilindro… Ogni capitolo ricorda una puntata di America Horror Story: un punto di arrivo in sé ma anche di partenza per la puntata che seguirà.

Non far vedere la paura è una cosa, però non posso non provarla. Mi striscia dappertutto, si infiltra sottopelle.

La scrittura di Mitchell è in grado di contenere il “genere” e piegarlo, plasmarlo, per farlo diventare un horror ma che horror non è. Se non nella sua forma più sublime, quella che – a prescindere da tutto – sotto forma di imperituro quesito, il genere umano si pone: ma il male esiste? ed è possibile, davvero, sconfiggerlo?

Timms. La morte è l’unica cosa garantita nella vita, giusto? Lo sappiamo tutti, eppure siamo programmati per averne paura. Questa paura è il nostro istinto di sopravvivenza e finché siamo giovani ci è di grande aiuto, ma quando diventiamo vecchi è una maledizione.

 

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Vivo a Milano, dove mi occupo di comunicazione e nel poco tempo che mi rimane, tra lavoro e lettura (lettura, lettura), scrivo racconti (quelli per sole donne).

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