
Data di pubbl.: 2024
Pagine: 165
Prezzo: € 16,00
Giancarlo De Carlo è stato uno dei più grandi architetti italiani. Personalità poliedrica, eclettica con idee e intuizioni fuori dal comune, sempre pronto con le sue visioni a sfidare le convenzioni e il conformismo.
Al grande teorico dell’architettura partecipativa Francesco Samassa dedica un libro.
In Giancarlo De Carlo l’autore ripercorre la vicenda umana e professionale dell’architetto, figura non convenzionale dalle idee anarchiche che con il suo lavoro ha contribuito allo sviluppo delle discipline progettuali del secondo dopoguerra.
Samassa scrive di un architetto scomodo che ha cercato di ridisegnare la professione, sottraendola ai processi artistici e riportandola alla sua dimensione politica.
La sua vicinanza alla sinistra extraparlamentare, il suo approdo all’architettura che passò per una precedente laurea in ingegneria meccanica conseguita al Politecnico di Milano, lavorare attraverso la professione sulle condizioni di vita dell’uomo, combinando tecnica, progettualità e impegno civile.
Questo, partendo dall’espulsione dei dogmi, era la ragione di essere architetto secondo Giancarlo De Carlo che già dagli anni Quaranta, e fino alla fine della sua carriera, sosteneva che l’identità del progetto architettonico non sta più tanto nella forma quanto nella sua struttura, ovvero nel principio di articolazione che può variare alla bisogna degli utenti; non conta l’oggetto finale quanto il processo che contiene in sé una pluralità di forme possibili.
Un architetto libertario che è riuscito a inseguire la propria idea di architettura e urbanistica, liberandosi da subito dai dogmi figurativi e antifigurativi (accademici e antiaccademici), mettendo in discussione il formalismo di un certo movimento moderno.
Il piano regolatore di Urbino, il villaggio Matteotti a Treni, le case di Mazzorbo a Venezia.
Passando in rassegna i progetti più importanti progettati e realizzati da De Carlo, Francesco Samassa ci mostra i risultati concreti dell’architettura della partecipazione che l’idea principale, la sua più folgorante intuizione che non ha mai abbandonato.
Nella sua vocazione architettura e anarchia stanno insieme. Dalla loro combinazione, De Carlo concepisce l’idea di un’architettura partecipata che contempla l’intervento di tutti in egual misura nella gestione del potere, oppure quando il potere non esiste più proprio perché tutti sono direttamente e egualmente coinvolti nel processo delle decisioni.
Nel libro di Samassa è tracciato il percorso intellettuale di Giancarlo De Carlo che grazie alla sua idea lucida di architettura partecipata, sempre attenta ai bisogni dell’uomo non ha mai sottovalutato il valore pratico e sociale della sua professione.
La lezione di De Carlo rimane forte è chiara, scrive l’autore nelle conclusioni. Sarà difficile non fare tesoro del grande umanesimo di questo grande architetto che ha sempre pensato, sognato e progettato senza mai dimenticare i destinatari e le loro esigenze.
Perché nella sua idea di architettura e di urbanistica c’è sempre l’uomo.