Autore: Carlo Minervini
Data di pubbl.: 2016
Casa Editrice: Falco Edizioni
Genere: Narrativa
Pagine: 234
Prezzo: 14 €
Rievoca una bellezza che c’è, ma che rimane sepolta dalle contraddizioni.
Il romanzo di Carlo Minervini è dedicato alla Calabria, a questa regione che ha dato il nome alla nostra penisola, che conserva millenni di storia e di resti antichi. Tutte le civiltà sono passate di qui, ognuna di loro ha lasciato qualcosa. Eppure, la Calabria è terra delicata e aspra; è donna che seduce ma che non si lascia sedurre, è madre buona e accogliente, ma anche schizofrenica, visti i continui sbalzi di umore ai quali si abbandona. Basti pensare ai cartelli posti all’inizio dei paesi, i quali danno un ambiguo benvenuto ai viaggiatori. Nella provincia reggina, alcuni di essi sono sfregiati dai proiettili, poi, attraversando i territori si scoprono incantevoli monumenti.
Scrive bene Minervini, questa è la terra delle contraddizioni, in cui angeli e demoni ancora combattono la loro battaglia. Lo scrittore calabrese racconta di miti e leggende, li estrapola e li inserisce nei dialoghi dei personaggi che il protagonista incontra durante il suo viaggio.
Ma qual è la natura di questo viaggio? Il protagonista di ComeTe è un ragazzo in preda a una crisi di identità, che ha assolutamente bisogno di riscoprire se stesso e la sua terra. Nel corso del suo pellegrinaggio egli trova senza la necessità di cercare a tutti i costi, in poche parole, tutto avviene in maniera naturale. Alla fine non si può che giungere a questa conclusione: io sono come te, disperso tra la disillusione e la necessità di riabbracciare la bellezza. Il titolo, insomma, racchiude il tema del romanzo di Minervini.
Infatti, il protagonista non è altro che un calabrese che riassapora con occhi nuovi la bellezza della sua terra. Una regione nata dalle contraddizioni dei secoli, delle civiltà, dei mutamenti storici e sociali. Accettare questi elementi ossimorici vuol dire riappacificarsi con se stessi. Certamente, la bellezza che il giovane ritrova in lungo e in largo per la Calabria potrebbe rinnovare l’animo di tutti, ma questa è una lettura utopica adiacente al romanzo.
Di sicuro, c’è un gusto dannunziano nell’autore. La sua è una denuncia decadentista, in cui i resti delle antiche civiltà e le leggende calabresi sono ancore di salvezza in un’epoca di passaggio che disprezza l’origine delle cose per favorire l’esasperata marcia verso il futuro.
Un libro potente, scritto con uno stile d’altri tempi e in cui le parole sono parte di una liturgia in onore della bellezza.