Autore: Claudio Marinaccio
Data di pubbl.: 2016
Casa Editrice: Compagnia Editoriale Aliberti
Genere: letteratura contemporanea
Pagine: 172
Prezzo: 14 €
L’ho letto voracemente, catturato dall’ironia che attraversa ogni pagina.
Giunto alla fine sono arrivato a questa conclusione “in letteratura, la leggerezza è un dono che tramuta le parole in oro”. Come un pugno di Claudio Marinaccio luccica e attira; nel mio caso, mi ha reso una gazza ladra.
Ma partiamo dal protagonista di questa storia. Mark Scannagatti è un talentuoso scrittore allo sbando. Ha pubblicato un libro, è diventato famoso, ma ha mandato tutto al diavolo per diventare un fallito patentato.
Beve, si droga, va a caccia di prostitute. Gli episodi della sua vita sono avventurosi, ironici, ma anche guidati dalla frustrazione. Ha origini piemontesi, ma come patria ha scelto gli Stati Uniti. La sua vita non è molto diversa da quella di Bukowski, ma non è un suo emulo, bensì, un uomo che ha scelto la strada dell’anonimato e della disintegrazione. In questo caso, l’ironia diventa una chiave di lettura della tragedia.
Mark è orfano. Suo padre è stato una stella del pugilato; sua madre, invece, una donna senza scrupoli, priva di amore nei suoi confronti. In tutto questo si fa spazio la letteratura, croce e delizia per il protagonista.
Ed eccoci alla trama. Mark Scannagatti deve scrivere un libro sull’incontro boxistico del secolo. L’opera è stata commissionata da una persona molto importante, a cui non può dire di “no”; eppure, questa possibilità sembra essergli giunta dal destino, perché proprio con quest’opera inizia un processo di riscatto e di catarsi.
Il libro di Marinaccio è un esordio letterario con i fiocchi. Lo stile è maturo e si rifà alla letteratura americana. Periodi brevi, parole precise, freschezza e inventiva. Se alcuni episodi possono apparire esagerati, be’, sappiate che in questo modo l’autore vuole solo provocare la vostra attenzione, dirigendola verso lidi grotteschi.
Nonostante tutto, non mancano i momenti più riflessivi e quando arrivano hanno la stessa intensità di quelli ironici. Questo libro si muove tra serio e faceto, ma ha il potere di portar via il lettore, di prenderlo per mano e di non lasciarlo più. E in fondo è proprio quello che vogliamo dalla letteratura.