Autore: Ford Jamie
Casa Editrice: Garzanti editore
Genere: Romanzo
Traduttore: Alba Mantovani
Pagine: 342
Prezzo: 16.40 €
William è un bimbo cinese che vive a Seattle, nell’orfanotrofio del Sacro Cuore. Non ha mai conosciuto il padre, ma ricorda ancora la madre, la sua dolce voce che intona ninne nanne in cantonese e il suo bel viso da attrice teatrale. Sono cinque anni che il bimbo attende sue notizie…anni duri dominati da rigide regole, disciplina, solitudine: le suore che amministrano la struttura gli fanno capire che la mamma è morta e che non la rivedrà mai più, ma William non vuole arrendersi perché sente, sa, che la sua ah-ma è ancora viva.
Una gita fuori dall’orfanotrofio alimenta le speranze del piccolo: al cinema, William rimane incantato da una giovane artista cinese, Willow Frost, lo sguardo malinconico, la voce melodiosa. Qualcosa in quel bel volto triste risveglia i suoi ricordi: la donna non è solo una bellissima attrice, ma è anche sua madre. E se nessuno è disposto a dargli ascolto, William è pronto a tutto pur di rivedere Willow, di parlare con lei e di scoprire perché lo ha abbandonato.
L’amica Charlotte, ragazzina cieca ospite dell’orfanotrofio, è l’unica a credere a William. I due decidono di scappare alla ricerca della cantante cinese, affrontando la dura Seattle degli anni Trenta, i locali proibiti, la violenza nelle strade: per William nessun ostacolo è troppo arduo per riabbracciare la sua ah-ma e sentirsi finalmente amato. “La felicità si deve conquistare” (pag.250) .
Romanzo dolce amaro e toccante, scrittura evocativa: Jamie Ford, già autore del bestseller “Il Gusto proibito dello zenzero”, torna nelle librerie con una storia emozionante nella quale conferma una grande conoscenza dei sentimenti. L’ambientazione nel periodo della Grande depressione permette di mettere in scena tutta la durezza della vita e, nello scenario di povertà e di mancanza di morale, risaltano con grande forza il coraggio e l’innocenza di William. In quell’epoca moltissimi bambini venivano abbandonati da genitori che non erano in grado di provvedere loro, da madri che, come Willow, vivevano di sacrifici e rinunce. La storia di Willow denuncia la difficile condizione delle ragazze madri, soprattutto straniere, donne segnate da profonde cicatrici, che hanno sofferto duramente, ma che sono ancora capaci di sciogliersi nell’abbraccio del figlio.